Saw – La Dilatazione del Sangue

Saw

Era l’anno 2004 quando il giovane malesiano James Wan portò sul grande schermo il primo “Saw”, pellicola iniziatica di una saga horror, che per serialità e sviluppo narrativo riporta alla mente le migliori produzioni di genere degli anni ’80. Il protagonista indiscusso della saga è praticamente una rivisitazione in chiave moderna dei mostri che invadevano le sale un po’ di tempo fà: esseri spesso deformi o trasfigurati, maschere delle paure della società.

Oggi come ieri anche il personaggio dell’enigmista racchiude nella sua caratterizzazione ansie e timori moderni, tra cui la mancanza del contatto umano, che sta affievolendo sempre più l’importanza del confronto rispettoso con altre persone. Ed è proprio su quelle figure noncuranti del prossimo che le ire del sadico assassino vanno a ricadere, ponendoli di fronte a scelte dal quale esito dipenderà la loro sopravivenza. Osservando la saga di “Saw “ che dal 2004 ha già collezionato quattro capitoli (da noi il quarto tarda ad arrivare), si rimane sconcertati dal successo che questa ottiene di volta in volta tra il pubblico di tutto il mondo, visto che comunque ogni nuovo capitolo si rivela sempre più incolore e meno accattivante. Nonostante la trama esile, una regia sufficiente ed una ridondanza narrativa, il personaggio dell’enigmista continua ad affascinare le platee, ed il motivo è molto più semplice di quanto non si pensi e va sicuramente ricercato nel “sangue”. Il liquido rosso, infatti, nei film della saga scorre a fiumi, ma non è tanto la quantità che seduce l’occhio, piuttosto il metodo con il quale un mare di plasma invade lo schermo.

“Saw” si regge sul sadistico piacere che inconsciamente ognuno di noi ha al suo interno; l’enigmista gioca con noi attraverso il trucco del vedo/non vedo, divertendosi ad anticipare gli esiti dei sui indovinelli (qualche volta), in modo da lasciarci scegliere se coprirci o no gli occhi quando inizieranno a far capolino sul grande schermo arti mozzati, teste esplose, pozze piene di siringhe ed altro ancora. Cosciente del fatto che il moderno occhio umano è meno smaliziato di un tempo (per quel che concerne il contenuto violento), Wan ha pensato d’inserire nella saga (di cui è anche sceneggiatore), parabole gore di una crudeltà tale da ammaliare morbosamente la vista, piuttosto che allontanarla; forte di un montaggio frenetico da allo spettatore ciò che lo schifa ma allo stesso tempo incuriosisce.

Ad ogni capitolo gli omicidi divengono sempre più efferati e la trama un mero pretesto per mostrare un teatrino di sevizie a discapito del corpo umano. “Saw” è lontano dai mostri degli anni ’80 quali Freddy Krueger, e Jason Voorhees i quali agivano in un “mondo loro” (che spesso piegavano a piacimento), al contrario di questi è un “semplice” uomo che obbliga dei malcapitati a sottostare alla sua percezione della vita umana, guidato da una moralità forte che risulta quasi corretta negli scopi, ma assolutamente sbagliata nei modi di applicazione degli stessi. Ora nel 2008 sta per uscire anche in Italia il quarto capitolo, ed intanto negli U.S.A. è già in preparazione il quinto, quindi poco importa se trame scialbe o scontate unite ad attori a mediamente pessimi, saranno presenti anche in questa nuova sadica avventura, perché la curiosità di vedere se il nuovo capitolo saprà mostrare scene più violente di un servizio del tg della sera, rimane sempre e comunque molto alta, ed in questo la saga di “Saw” non ha mai deluso nessuno.

Pubblicato su: Meltin’pot on WEB

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