Resident Evil – Videogiochi e zombie
“Resident Evil” di Paul W.S. Anderson si apre con uno sguardo si apre nel cuore della notte all’interno di una villa completamente disabitata. Mentre i ricordi iniziano ad affiorare nella mente di Alice (Milla Jovovich) una squadra di soldati irrompe nelle stanze iniziando a chiedere spiegazioni alla donna su quanto accaduto. Scopriamo che lei è la custode di un laboratorio segreto situato sotto la villa e che la perdita di memoria non è se non un effetto collaterale del sistema di sicurezza. Ora ad Alice e alla squadra speciale della Umbrella Corp. non rimane altra scelta che avventurarsi nel laboratorio, indagare su quanto accaduto e mettere a sicuro l’area e la cittadina vicina: Raccoon City.
Più approfondiranno quanto successo, più comprenderanno la pericolosità degli studi che venivano condotti, fino a dover affrontare orde di creature portate in vita da un virus biologico sviluppato nel laboratorio e un computer fin troppo zelante nell’applicare i protocolli di sicurezza. Terzo lungometraggio del regista inglese Paul W.S. Anderson (“Punto di non ritorno”, “Alien vs. Predator”), con “Resident Evil” si comincia a riconoscere un certo “stile personale” nel approccio al genere b-Movie, ove l’attenzione tra necessità creative e budget a disposizione viaggiano di pari passo e come accaduto in passato (Roger Corman docet), si deve ricorrere a una buona dose di inventiva per sopperire alla mancanza di fondi produttivi.
“Resident Evil” tratto dalla omonima serie di videogiochi della giapponese Capcom, permette al regista di creare la struttura del “b-movie moderno” (o meglio della sua versione personale del genere), sempre sul filo di lana tra serietà e cafonaggine ma anche tra effetti speciali digitali e artigianali. La pellicola che prende in prestito ciò che vuole dal videogioco utilizzandolo a piacimento, da un lato si distacca dalla trama della controparte elettronica costruendo una avventura attorno al personaggio della eroina cinematografica Alice.
Dal lato opposto però racconta la propria storia con una successione di eventi a compartimenti sequenziali che ricordano molto la struttura del gioco stesso, dove si alternano momenti di azione a sequenze di intermezzo che hanno lo scopo di condurre il protagonista allo scontro successivo. Anderson pesca a piene mani idee da quello che forse è uno dei più giganteschi e riusciti b-movie di tutti i tempi, ossia “Aliens” di Cameron e le adatta all’elemento fondante del videogioco ossia zombi e mostri di varia natura ed il mix è servito.
Troviamo infatti un gruppo di militari (i marine di “Aliens”) che devono recarsi all’interno di un laboratorio con cui si sono interrotte le comunicazioni (la colonia di “Aliens”), con loro portano una delle poche persone che dovrebbero sapere cosa li aspetta (Ellen Ripley di “Aliens”). Da questo momento in poi inizia un conto alla rovescia che sterminerà quasi completamente i componenti della squadra, che si concluderà con l’ovvia distruzione del laboratorio da parte della protagonista, interpretata da Milla Jovovich perfettamente in linea con quanto richiesto dal suo personaggio.
“Resident Evil” è una pellicola che porta con sé il peso di una saga videoludica molto amata, la traspone tradendola in parte, ma mantenendo lo scopo che un film di genere non dovrebbe mai dimenticare: divertire divertendosi a sua volta.