Until Dawn: l’horror tratto dal videogioco che diverte e spaventa
Sarò incredibilmente onesto: Until Dawn mi ha divertito tantissimo, e non mi capitava da tempo con un film horror. Se devo pensare all’ultima volta in cui mi sono goduto così tanto una pellicola del genere, direi Auguri per la tua morte. Attenzione, non sto dicendo che Until Dawn sia una commedia demenziale alla Farrelly Brothers, ma voglio chiarire che un film horror non deve per forza essere la quintessenza della cupezza e della serietà. Può anche, come in questo caso, trasformarsi in un divertissement in cui domina un’anima ludica e dichiaratamente sopra le righe.
Premetto che non ho mai giocato al videogioco da cui il film è tratto — appartiene a un genere che personalmente trovo mortalmente noioso — ma devo ammettere che David F. Sandberg, liberatosi finalmente del fardello di dirigere le “monnezze” su Shazam, ritrova qui una lucidità dietro la macchina da presa davvero invidiabile.
Chiariamo subito una cosa: Until Dawn non reinventa la ruota. Ma fa esattamente ciò che promette. È come lanciarsi a tutta velocità in un tunnel degli orrori: spaventa, diverte, e lo fa con grande consapevolezza. Ovviamente, a patto di non essere tra quelli che pretendono coerenza assoluta da ogni singolo evento sullo schermo. Se fate parte di questo (sempre più numeroso) gruppo, forse è il momento di cambiare hobby. Il cinema non fa per voi — magari provate con il trekking.
La trama di Until Dawn è semplice ma efficace: un gruppo di amici si ritrova intrappolato in un incubo a ciclo continuo. Sulle tracce della sorella scomparsa di una di loro, i ragazzi finiscono in un luogo fuori dal tempo, teatro di eventi inspiegabili. Con il calare della notte, un serial killer inizia a eliminarli uno dopo l’altro. Ma non finisce lì: ogni volta che vengono uccisi, si risvegliano vivi e pronti a essere cacciati di nuovo da una nuova minaccia. Una spirale infernale che li porta lentamente alla follia, costringendoli a cercare una via di fuga da un incubo che sembra cambiare forma ogni volta… fino al momento in cui, forse, diventeranno parte di esso.
Il film Until Dawn funziona, e anche dannatamente bene. Sandberg e il team tecnico sanno esattamente cosa vogliono raccontare. La sceneggiatura non è rivoluzionaria, ma è orchestrata con tempi perfetti. Le musiche sottolineano efficacemente ogni passaggio emotivo; fotografia e montaggio lavorano in sintonia per sostenere il ritmo narrativo. Nota di merito agli effetti speciali: niente abuso di CGI, ma un ottimo mix tra artigianale e digitale, che restituisce un’estetica visivamente appagante.
Tutto scorre nel modo giusto in Until Dawn: il sangue scorre a fiumi, le morti sono fantasiose e ben realizzate, la tensione cresce in modo costante e il cast si dimostra all’altezza, contribuendo a rendere credibile un film che vuole, e riesce, a spaventare e divertire allo stesso tempo.