Grindhouse: A Prova di morte – I magnifici anni 70?
Finalmente arriva in Italia il nuovo film di Quentin Tarantino, regista eccentrico che questa volta armato di carta bianca e controllo totale del mezzo filmico tenta di rinverdire fasti di un cinema estinto. Risulta impossibile parlare di questa pellicola senza precisare che l’opera originale dal titolo “Grindhouse” è composta da due episodi, questo uscito da noi nelle sale e “Planet Terror” diretto invece da Robert Rodriguez che dovrebbe uscire a Settembre. Questa operazione di divisione ha sicuramente recato un danno all’idea globale di partenza, ma dato che è stata fatta ci si deve per forza scontrare con una produzione diversa negli intenti e nei contenuti, dato che in sala questo “A prova di morte” viene presentato come un titolo a se stante, snaturando l’obbiettivo di ricostruzione di uno spazio climax legato al tema delle “Grindhouse” americane.
Detto questo il film diretto da Tarantino dividerà gli spettatori in due fazioni, ed ovviamente alcuni usciranno esaltati dal cinema, altri schifati, ma questa volta i secondi avranno sicuramente nella faretra tutte le frecce necessarie per demolire tale pellicola. “A prova di morte” sfrutta una trama lineare, ridutta ai minimi termini e anche stupida per omaggiare un modello di cinema estintosi a causa della sua scadentissima qualità, non risulta quindi difficile comprendere che alla maggior parte degli spettatori il film risulterà oggettivamente brutto e scadente. Al contrario il cinefilo più smaliziato troverà pane per i suoi denti, grazie ai mille riferimenti e strizzate d’occhio ad anni in cui anche il cinema dall’inconsistente qualità aveva un suo motivo di esistere. Questa nuova pellicola del regista di “Jackie Brown” è l’applicazione pratica del fatto che con i giusti mezzi e conoscenze tecniche il ritorno al passato può divenire una tangibile realtà.
“A prova di morte” riscrive completamente il concetto di citazionismo cinematografico, durante le quasi due ore non vengono omaggiati stili ed opere passate, ma Tarantino costruisce in tutto e per tutto una pellicola anni ’70 disseminando al suo interno citazioni e autocitazioni a film e miti (sempre cinematografici) contemporanei, andando così a infrangere il concetto di tempo, spostando la mente verso spazi dalla forma indefinita, ove tutto è possibile perché è la macchina cinema a permetterlo. Ma “A prova di morte” è anche un film dai contenuti visivamente maturi, si badi “visivamente”, perché nelle immagini vediamo tutte le qualità che contraddistinguono l’intera pellicola. La sessualità intrappolata nei piedi di una donna, la carne che si frantuma profanando il corpo, la vendetta fisica prima e morale poi, ed un sacco di altri temi sono nascosti tra le immagini arrivando allo spettatore per via subliminale.
Tarantino firma anche la fotografia che qui si tinge di colori d’ogni tipo grazie alla ripresa digitale che perde la sua sterilità, andando a sporcarsi e rovinarsi come fosse un pezzo di celluloide, l’essenza digitale si macchia dell’imperfezione della materia, proprio come una coscenza si sporca con i peccati che racchiude al suo interno.. Immagini dai colori scialbi, voltui errori di montaggio ed altre chicche di trasformazione del digitale in materia, spariscono nell’ipotetico secondo tempo del film preannunciato da una sequenza in bianco e nero, la quale lascierà spazio a colori che non sono “più come prima”, ad una regia impostata in modo completamente diverso, perché la fotografia e il montaggio segnano lo scorrere del tempo come non mai. Questa pellicola è volutamente incompleta, senza ombra di dubbio ardita e tecnicamente perfetta nei suoi errori, però è innegabile anche il fatto che può al massimo divertire chi la vede ma non stupirlo per qualità proprie. “A prova di morte” brilla di una luce impropria rubata con una macchina da presa anni ’70, ed il senso di vuoto ed incompiutezza avvertibile alla fine è frutto di questo scippo. Ma la domanda che si porrà alla fine chi si è divertito a vedere questa pellicola è: “Serviva un film del genere?”. A voi la risposta a tal quesito.