Pet Sematary

Pet Sematary – Sostanzialmente fiacco

Il dottor Louis Creed assieme alla moglie Rachel decidono di trasferirsi in una piccola cittadina del Maine, così che lui possa riprendere a lavorare con la tranquillità che ha perso. Trasferiti in questa casa ai margini di un bosco, i figli della coppia scopriranno grazie al vicino di casa Jud, che nei pressi della loro nuova dimora c’è un piccolo cimitero di animali. Un giorno Church,  il gatto della famiglia, finirà ucciso così il Louis incapace di dare alla figlia la notizia sfrutterà il consiglio di Jud e assieme seppelliranno l’animale nel vecchio cimitero indiano che si trova poco dopo quello degli animali.

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Il giorno dopo il gatto ritornerà in vita, ma non sarà più lo stesso e da quel momento inizierà una serie di sfortunati eventi per la famiglia Creed. Nuova trasposizione del romanzo di Stephen King (Cimitero Vivente in Italia), ma sarebbe quasi da etichettarlo come remake del film omonimo del 1989, “Pet Sematary” diretto dal duo Kevin Kölsch e Dennis Widmyer rivela ben presto di essere una pellicola realizzata a modo senza però la forza necessaria per scavare adeguatamente nell’orrore del racconto. Un film horror che non spaventa è come una tovaglia bianca macchiata, brutta da vedere.

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Spiace dirlo ma pur partendo da un romanzo denso i due registi non sono riusciti ad affondare la macchina da presa nelle radici del racconto per trasportarlo sullo schermo. Tutto in “Pet Sematary”, o quasi perché c’è una differenza rispetto al racconto originale non da poco, ma comunque insignificante per la pellicola che ci si ritrova a guardare, si trova proprio dove dovrebbe stare. Il colpo di scena scatta al momento giusto, lo spavento sta dove ci si aspetta di trovarlo e l’atmosfera, purtroppo, latita per tutta la sua durata.

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Tutto questo non è una novità per il filone horror mainstream (e non è cosa positiva), ma non basta suggerire una misera riflessione sulla elaborazione della morte/perdita, per elevare la pellicola dei due registi dal limbo di noia in cui galleggia. Costantemente in bilico tra il voler accontentare il pubblico amante del libro e confezionare una nuova visione cinematografica dello stesso, “Pet Sematary” finisce, come spesso accade, per essere inconsistente e inconcludente.

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La tecnica al servizio della storia è degna di una produzione simile, ma spiace vedere che tutti gli sforzi profusi abbiano generato uno dei film di genere tra i più noiosi di questo 2019. La pellicola potrà comunque essere apprezzata in minima parte dagli amanti del libro, forse da chi cerca nell’horror un film adatto da guardare distrattamente sul divano di casa, ma se non si rientra tra queste due categorie “Pet Sematary” sarà per voi il nuovo miglior metodo casalingo per addormentarsi.

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