Old – Tensione crescente
Tratto dalla graphic novel “Castello di Sabbia” di Pierre Oscar Lévy e Frederik Peeters, “Old” segna il ritorno del regista indiano M. Night Shyamalan ad un film che cerca equilibrio tra lo spettacolo di genere e la riflessione sociale. Non è la prima volta che il cineasta, qui anche autore dell’adattamento, si cimenta in questa impresa di miscelare lo spettacolo cinematografico, a derive intime che ragionano sull’oggi. In precedenza con “E venne il giorno” fallì, portando sullo schermo una pellicola la cui somma delle parti non riusciva veramente a convincere, troppo lenta per garantire una tensione costante, inutilmente complicata nel suo intento di veicolare un messaggio ecologista. Con “Old” il risultato è sicuramente più incisivo, pur non riuscendo nemmeno in questo caso ad amalgamare adeguatamente le anime che animano il racconto.
All’inizio del film facciamo conoscenza della famiglia Cappa, che dentro ad un classico van sono alle prese con il transfert che li porterà in un resort di lusso per passare un fine settimana all’insegna di svago e relax. A Guy (Gael García Bernal) e Prisca (Vicky Krieps) viene proposto dal direttore del resort di recarsi in una spiaggia isolata, riserva naturale dell’isola che riserva uno spettacolo unico, distante dalla confusione e ottimo luogo dove trascorrere del tempo con i propri figli. A loro si uniranno altre due coppie, ma una volta arrivati in questo paradiso dimenticato, il sogno diventerà ben presto un incubo quando scopriranno che il tempo scorre in modo accelerato e stanno tutti invecchiando precocemente. Ora non resta loro che mantenere i nervi saldi e trovare un modo per fuggire da quella spiaggia.
Questo “Old” di M. Night Shyamalan si rivela ben presto una critica piuttosto feroce sulla mancanza di comunicazione che affligge la società di oggi. Tutti connessi gli uni agli altri tramite etere, eppure così isolati nell’animo. La spiaggia su cui si svolgono i fatti è un microcosmo in cui il regista indiano mette sullo schermo personalità “tipo” dell’uomo social, capace di essere allo stesso tempo tanto arrogante, quanto distratto, all’apparenza amichevole ma in realtà estremamente diffidente e aggressivo. Un film sul tempo ovviamente, sulla necessità di rallentarlo e viverlo con al proprio fianco persone di cui siamo davvero interessati, evitando di essere trascinati da una marea/massa, che ha il solo fine ultimo di disorientare chiunque.
Ma “Old” prima oltre ad essere un film sul linguaggio ritrovato, sulle parole non dette che finalmente esplodono è anche un thriller esteticamente elegantissimo. Shyamalan usa finemente la macchina da presa e il montaggio, creando, almeno per la prima ora, un crescendo di tensione invidiabile. Purtroppo però “Old” ad un certo punto deve alleggerire il brivido per dare maggior spazio al racconto, quando questo accade la storia tende a sfilacciarsi, arrivando a un epilogo che lascia più di qualche interrogativo. “Old” è, al netto dei suoi difetti (molto più vistosi in visioni successive), un thriller dall’atmosfera asfissiante, implacabile e intimo allo stesso tempo, un giro di giostra che tradisce le aspettative, ma che riesce comunque ad intrattenere a dovere.