Nosferatu

Nosferatu – Un omaggio al cinema che reinventa il passato

Robert Eggers e un nuovo adattamento di Nosferatu: un sogno che si avvera per la maggior parte dei cinefili e, allo stesso tempo, un incubo produttivo per il giovane regista. Con questa scelta, Eggers decide di confrontarsi con il capolavoro del cinema tedesco firmato da Friedrich Wilhelm Murnau. Nel 2025, sarebbe inutile e anacronistico dilungarsi sul regista teutonico, considerando che con pochi swipe e tap sullo smartphone si può accedere a ogni tipo d’informazione. Per questo motivo, mi affido alla vostra intelligenza di lettori, invitandovi a scoprire in autonomia perché il film del 1922 è tanto importante. Recuperare qualche altra pellicola di Murnau arricchirà senz’altro il vostro bagaglio culturale, qualora non aveste mai visto nulla di questo maestro della settima arte.

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La storia di Nosferatu è liberamente ispirata al Dracula di Bram Stoker. Anche qui, troviamo un giovane e ambizioso agente immobiliare, Thomas Hutter (Nicholas Hoult), fresco di matrimonio con la bellissima Ellen (Lily-Rose Depp). Hutter parte da Wisburg, in Germania, per raggiungere il conte Orlok, un anziano e strano personaggio intenzionato a trasferirsi nel mondo civilizzato, lasciandosi alle spalle il folclore e le superstizioni della Boemia. Giunto al castello, Hutter si ritrova intrappolato in un incubo e scopre che il conte è in realtà un mostro deciso a raggiungere Wisburg per strappare Ellen al suo sposo. Ellen, legata a Orlok da una maledizione, è l’unica in grado di spezzarla.

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Il Nosferatu di Robert Eggers è prima di tutto una lettera d’amore al cinema e, solo in secondo luogo, un horror dall’aspetto visivamente affascinante e riuscito, nonostante alcuni vistosi cali di ritmo nella parte centrale. Rispetto ai suoi lavori precedenti, come The Northman o The Lighthouse, Eggers riflette sull’importanza dell’immagine, donandole una forza e una potenza raramente viste sul grande schermo negli ultimi anni. Proprio come Damien Chazelle in Babylon (pur in modi e contesti diversissimi), Eggers è interessato a riflettere sul cinema del passato, sottolineando come questo sia ancora fondamentale per interpretare il linguaggio cinematografico odierno.

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In quest’ottica, Nosferatu rinuncia quasi completamente alla computer grafica, privilegiando uno spettacolo fatto di luci e ombre. La tensione si costruisce attraverso suoni, colori, scenografie e quadri che omaggiano con gusto il film del 1922 e, in parte, il remake di Herzog del 1979. Tuttavia, a differenza di molti registi contemporanei che si limitano a citare il passato, Eggers dialoga con esso in modo subliminale, dimostrando che è possibile rielaborarlo con i tempi e i modi del cinema moderno. Questa scelta si traduce in una poetica che limita i mezzi produttivi all’essenziale, valorizzando al massimo il racconto.

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In Nosferatu ritroviamo tutto ciò che rende il cinema di Eggers unico: dalla ricostruzione quasi documentaristica delle ambientazioni alla profondità psicologica dei personaggi. Tuttavia, emerge anche una nuova consapevolezza: una padronanza del mezzo cinematografico che si traduce in un’opera estremamente controllata e coerente in ogni sua parte. Forse, proprio questa perfezione quasi asettica finisce per penalizzare la parte centrale del film, dove l’interesse viene ravvivato soprattutto dal personaggio di Von Franz (interpretato da un Willem Dafoe nuovamente straordinario alla terza collaborazione con il regista). È lui a portare sullo schermo il tema centrale: l’unico modo per salvare il mondo da un futuro di morte è affidarsi alla figura femminile, alla donna, capace di affrontare e superare qualsiasi dramma. L’uomo, invece, nel tentativo di evitare danni, spesso finisce per non risolvere nulla, perdendo di vista il cuore del problema.

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Con questo quarto film, Robert Eggers si conferma uno dei talenti più brillanti della sua generazione. Nosferatu è un’opera a suo modo imperfetta, ma proprio grazie a queste crepe nel racconto, risulta irresistibilmente affascinante.


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CONCLUSIONI
Con questo quarto film, Robert Eggers si conferma uno dei talenti più brillanti della sua generazione. Nosferatu è un’opera a suo modo imperfetta, ma proprio grazie a queste crepe nel racconto, risulta irresistibilmente affascinante.
3.5
VOTO
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