Molly’s Game

Molly’s Game – Preciso e compatto, forse troppo

Molly Bloom è una giovane promessa dello sci, un incidente però le farà accantonare tale sport. Decisa a prendersi un periodo di pausa lontano da casa e soprattutto dal severo padre, Molly si ritroverà a gestire un giro di poker frequentato da attori, musicisti e persone abbienti di ogni tipo in quel di Los Angeles. Abbandonata la California, approderà a New York dove creerà una fitta rete di giocatori d’azzardo fino al giorno in cui il governo degli Stati Uniti non le farà chiudere l’attività confiscandole tutti i beni.

Molly's Game

Senza denaro e un lavoro, Molly pubblicherà un libro sulla sua vita finendo così arrestata dalla FBI che sperà di ottenere informazioni, che lei non darà mai, riguardo ai suoi clienti e i presunti collegamenti di questi con la mafia russa. “Molly’s Game” vede al suo esordio dietro la macchina da presa il premio Oscar Aaron Sorkin, che oltre ad aver adattato il libro da cui è tratto il film, lo ricordiamo per aver sceneggiato il bellissimo “The Social Network” ed il riuscito “Steve Jobs”. Il suo debutto da regista non pareggia in qualità con la sua capacità di scrittura.

Molly's Game

“Molly’s Game” infatti è un film scritto meglio di quanto non sia diretto che gode di una grandiosa aderenza al personaggio da parte dell’attrice protagonista, Jessica Chastain, ma un ritmo narrativo che fatica a trovare un equilibrio tra parole e immagini. Sorkin dirige in modo un po’ squilibrato una sceneggiatura di caratura elevatissima, come quelle a cui ci ha abituati negli ultimi anni. Sembra quasi paradossale, ma egli che conosce perfettamente la propria creazione fatica a piegarla al suo volere per trasporla in immagini, o meglio spesso inciampa nel farlo (cosa ad esempio non successa a Garland con “Ex Machina”).

Molly's Game

Il film che tratta la vita di una donna legata a doppio filo con il gioco d’azzardo, utilizza un sacco di energie per descrivere la figura della protagonista, la sua integrità morale e desiderio di rivalsa/giustizia nei confronti delle istituzioni (e del padre), ma relega a mero abbellimento estetico l’anima buia del film, quella in cui lo sguardo dovrebbe venire immerso nel panno verde dei tavoli da gioco. Risulta quindi estremamente difficile comprendere le difficoltà delle scelte che la protagonista compie, dato che manca un adeguato approfondimento del mondo che la circonda.

Molly's Game

“Molly’s game” però, fortunatamente, ogni volta che sembra girare a vuoto viene subito soccorso dalle prove attoriali, ma anche dalla struttura narrativa che vede nell’intreccio di tre archi temporali un buon espediente per non far mai scendere l’attenzione. Sorkin regista riesce a costruire uno spettacolo gradevole, che al netto di una certa pesantezza racconta una storia interessante, capace di raggiungere anche coloro che di Molly Bloom non ne conoscevano l’esistenza, creando la giusta curiosità e interesse attorno a questa donna. Alla fine del film però non ci si può non chiedere come sarebbe stato se dietro alla macchina da presa avessimo trovato un regista più a suo agio nel trasformare in immagini un soggetto così sfaccettato.

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