LOOPER – Rispettare le regole ripaga
Il futuro distopico e i viaggi nel tempo sono temi ben radicati nelle pellicole di fantascienza dagli anni ottanta ad oggi. Minimo comun denominatore dei film maggiormente riusciti con queste due peculiarità all’interno della trama, è sicuramente la descrizione e successiva applicazione di “regole generali” che rendono credibile quello che si vede su schermo (andando a creare e mantenere salda la sospensione della credulità).
“Looper” di Rian Johnson procede a passi distinti e misurati in questa direzione, in principio ci mette a conoscenza del quando e successivamente del come, in modo da incentrare tutta la trama sul perché (prende quindi il potere sullo sguardo), la cui risposta arriverà immancabilmente alla fine, stando ovviamente attento a non tradire quanto spiegato all’inizio (pena la rovinosa disfatta della pellicola, che avrebbe portato come conseguenza la spicevole creazione di persone odiose capaci solo di trovare difetti puntando il dito ovunque disturbando la visione).
La storia racconta di come nel futuro, 2074, i viaggi nel tempo siano stati scoperti e visto l’incredibile potere che questi hanno sono stati dichiarati illegali dal governo, ma questo non ha impedito la malavita di utilizzarli per i loro scopi. Nell’anno 2044 John (Joseph Gordon-Levitt) è un looper, ovvero un killer pagato per uccidere persone che vengono mandate indietro nel tempo annullandone completamente la loro esistenza nel futuro. Un giorno però si ritroverà a dover uccidere se stesso a trent’anni da ora (Bruce Willis) e questo metterà in discussione le sue convinzioni.
Nel film ad un certo punto un ragazzino gioca assieme alla madre (Emily Blunt), ad un gioco aritmetico il cui scopo è mettere nella casella giusta una tessera con sopra il numero corrispondente, involontariamente(?) questa scena spiega alla perfezione quanto scritto sopra riguardo il rispetto delle regole. Proprio come nel tabellone del gioco così in “Looper” la riuscita sul piano narrativo avviene grazie alla cura con cui tutto viene posizionato dove deve stare nel momento in cui deve essere. Rian Johnson è abile nel non andare (quasi)mai contro le regole da lui stesso stabilite (oltre a dirigere è anche sceneggiatore), ed è per questo che la pellicola regala uno spettacolo coinvolgente per tutta la sua durata.
Rispetto ad altri film di genere “Looper” si distingue sicuramente per un curato aspetto visivo (forse eccessivamente patinato in alcuni momenti), ma anche per i suoi due protagonisti che regalano interpretazioni riuscite e convincenti. Senza mai addentrarsi troppo nella filosofia legata ai viaggi nel tempo e ai paradossi temporali, vedendosi bene dal voler innescare riflessioni sul tema (come ad esempio i primi due “Terminator”), il regista giostra l’azione inserendola per sviare l’attenzione nei punti in cui la sceneggiatura si fa debole, regalando al suo film un ritmo serrato che aumenta esponenzialmente fino al finale.
Rian Johnson non gioca ad essere James Cameroon o Robert Zemickis, ma conscio delle sue possibilità decide di appagare completamente lo sguardo, lasciando alla mente la possibilità di viaggiare con la fantasie su tematiche quali il libero arbitrio e altro, che la pellicola suscita in chi guarda ma non tenta nemmeno di approfondire.