L’esercito delle 12 scimmie

REWIND_DIARIO_DI_UN_CINEFILO_PIGRO

“Rewind è la videoteca ideale, che comprende quei film che non dovrebbero mai mancare in una collezione home video che si rispetti.

12_MONKEYS_CINEFILO_PIGRO

L’esercito delle 12 scimmie

di Terry Gilliam

La storia in breve…

Anno 2035, quel che resta della razza umana vive sottoterra a causa di un virus che tra il 1996 e il 1997 ha ucciso cinque miliardi di persone. James Cole (Bruce Willis) è un detenuto che viene scelto per uscire all’esterno in cerca di campioni biologici viventi da far analizzare agli scienziati rimasti. Viste le sue abilità nella ricerca, verrà mandato indietro nel tempo, proprio nell’anno in cui è scoppiata la pandemia globale, così da indagare sul gruppo di estremisti che ha diffuso il virus: “L’esercito delle 12 scimmie”. Tra errori temporali e allucinazioni ricorrenti, James si ritroverà a scegliere se perseguire la sua felicità o salvare il mondo da un futuro inevitabile.

Vedi la televisione ? E’ tutta li’ la questione. Guarda ascolta, inginocchiati, prega, la pubblicita’. Non produciamo piu’ niente, non serviamo piu’ a niente. Tutto automatizzato, che cazzo ci stiamo a fare allora ? Siamo dei consumatori Jim. Ok OK compri un sacco di roba da bravo cittadino, pero’ se non compri che succede ? Se non compri che cosa sei ? Che cosa… un malato mentale.

Il Film

Cinema in totale assenza di certezze che ambisce a sottolinearle una su tutte: il destino non può essere cambiato. Terry Gilliam in questo “L’esercito delle 12 scimmie”, trova l’equilibrio perfetto tra necessità autoriali ed esigenze commerciali tipiche delle major, in questo caso la Universal. Più che nel precedente “La leggenda del re pescatore” il regista americano, riesce nel far quadrare ogni elemento per creare uno spettacolo dall’impatto visivo imponente, dal contenuto adulto, ma capace d’intrattenere qualsiasi fascia di pubblico. Cinema di fantascienza dove ancora una volta la centralità è il viaggio nel tempo. Ispirandosi dichiaratamente alla circolarità narrativa del corto di Chris Marker “La Jetee” (citato in più punti), Gilliam trova il modo per riflettere sui pericoli di un futuro in cui l’uomo gioca a fare Dio, ma allo stesso tempo apre una riflessione sulla inevitabilità degli eventi. Ne “L’esercito delle 12 scimmie” una determinata azione produce sempre il medesimo effetto, la causa “X” provocherà ogni volta reazione “Y”. Non è possibile modificare quanto è già accaduto, la vita dell’essere umano, la vita di ogni persona, inizia e si conclude con l’apertura e la chiusura di un teorico percorso circolare. Splendido il momento in cui Cole comprende questo. Dove? Ovviamente all’interno di una sala cinematografica in cui il si ritrova a vedere “La donna che visse due volte”, soffermandosi nel momento in cui Kim Novak di fronte agli anelli concentrici di un tronco d’albero, riflette su come la sua esistenza non sia altro che un momento indistinguibile da un altro per una pianta secolare: “Qui io devo essere nata e qui devo essere morta. È stato solo un attimo, per la pianta, e non se n’è neanche accorta.”

In questa sequenza Gilliam scopre le sue carte, lasciando presagire un epilogo che essere solamente tragico, dando finalmente allo sguardo la possibilità di una visione d’insieme prima della fine di ogni cosa. Terry Gilliam gioca con la certezza dello spettatore nei confronti del cinema di genere legato ai viaggi nel tempo, disattendendo continuamente l’aspettativa. Ad aiutarlo i suoi tre interpreti principali: Bruce Willis, Madeleine Stowe e Brad Pitt, che riescono a restituire la giusta complessità ad ognuno dei personaggi che sono chiamati a rappresentare sullo schermo. “L’esercito delle 12 scimmie” si muove con una disarmante lucidità critica nei confronti della società consumistica, immagina un punto di arrivo tragico (il futuro) e racconta gli inutili tentativi di annullare un inevitabile punto di non ritorno (per Gilliam non si può rimandare mai un fatto accaduto, nemmeno riavvolgendo il tempo). Il domani non può cambiare il presente, altrimenti non esisterebbe più il futuro, ed in qualche modo, come recita lo slogan della pellicola, per il protagonista e quindi per lo spettatore, tutto è già accaduto, tutto è storia, non resta quindi altro di capire il come. La razza umana, con tutti i suoi eccessi, difetti e noncuranze alla fin fine non è altro, se non un cerchio che si apre e si chiude nel cammino del pianeta terra e per quest’ultimo, molto probabilmente, l’uomo non è altro che un misero attimo, proprio come la Madeleine di Alfred Hitchcock. “L’esercito delle 12 scimmie” pur depistandoci con la sua intelaiatura fantascientifica, sembra ricordarci proprio questo, che non siamo nulla se non quello che lasciamo a chi ci sta vicino.

Esistono dati reali che confermano che la sopravvivenza della Terra è compromessa dagli abusi della razza umana. La proliferazione dei dispositivi nucleari, i comportamenti sessuali smodati, l’inquinamento della terra, dell’acqua, dell’aria, il degrado dell’ambiente. In questo contesto non le sembra che gli allarmisti abbiano una saggia visione della vita? E il motto dell’homo sapiens: andiamo a fare shopping, sia il grido del vero malato mentale?

Appunti: cinema estinto

Correva l’anno 1996 quando “L’esercito delle 12 scimmie” arrivo nelle sale italiane. Ricordo bene che il film uscì dopo che i media italiani ne avevano parlato ovunque, menzionando costantemente un altro titolo dello stesso regista “Brazil”. I punti di contatto, soprattutto a livello visivo, tra i due non sono pochi, ma sta di fatto che per un giovane amante della settima arte qual ero al tempo, era difficile anche solo immaginare di recuperare la pellicola con protagonista Jonathan Pryce. D’altronde nel 1996 non esisteva il DVD, tantomeno lo streaming. In quegli anni la “Universal” era uno studio che sfornava pellicole di discreto successo, ma soprattutto sembrava la regina dei blockbuster altamente spettacolari. “L’esercito delle 12 scimmie” oggi nel 2020 non esisterebbe nemmeno in quanto illustre appartenente a quella categoria di film medio budget, capaci di regalare uno spettacolo di tutto rispetto che oggi non riescono più a trovare uno spazio produttivo. Costato ventinove milioni di dollari, il film di Terry Gilliam ne ha incassati quasi centosessanta in tutto il mondo, collezionando vari premi e nominations (tra cui la candidatura Oscar per la miglior sceneggiatura e non solo), ma soprattutto ha lasciato un sicuro solco nella storia del cinema d’intrattenimento, in un periodo in cui poliziotti ed esplosioni erano la massima forma d’intrattenimento caciaro. In quegli anni molta della critica concordava come ad Hollywood non si riuscisse a produrre pellicole spettacolari che fossero pure intelligenti. Ci volle “Matrix” nel 1999 per cambiare questa corrente di pensiero, eppure nel 1996 Gilliam con questo film ci regala un prodotto d’intrattenimento che non solo è intelligente, ma si innalza dalla massa per la sua forte impronta autoriale. La messa in scena del regista è la cosa che contraddistingue “L’esercito delle 12 scimmie” dalle pellicole di genere che uscivano in quel periodo.

Gilliam realizza un’opera chiaramente di stampo americano, ma i tempi e soprattutto l’estetica rozza e oscura portano con sé i segni di quella poca fantascienza europea che si era vista anni prima. “L’esercito delle 12 scimmie” è quindi un film d’intrattenimento americano che ambisce ad assomigliare a qualcosa di molto diverso, in un momento in cui la cinematografia mondiale, ma soprattutto quella del vecchio continente, cercava di reinventarsi basandosi sui caratteri produttivi degli studios. Prova esemplare è “Il quinto elemento” di Luc Besson sempre con Willis protagonista, che uscirà proprio l’anno seguente. All’interno dello splendido documentario sulla realizzazione contenuto negli extra dell’edizione DVD de “L’esercito delle 12 scimmie”, ci si rende subito conto di come la scelta di avere l’ex Monty Python dietro la macchina da presa si sia rivelata assolutamente azzeccata. Gilliam non solo ha le capacità tecniche per gestire una produzione costosa e un cast di star di prim’ordine, ma possiede la giusta sensibilità per mantenere in equilibrio le esigenze della produzione, al pari di quelle autoriali (il regista riuscì ad ottenere il final cut). Il risultato è un film che ha attraversato gli ultimi ventiquattro anni senza invecchiare di un solo giorno. I motivi di questo successo sono da ricercare nella natura peculiare dell’impianto visivo, in una sceneggiatura capace di approfondire tematiche sempre attuali (tra cui, purtroppo, anche una pandemia), ma soprattutto una messa in scena che spiazza ad ogni visione, innescando nuovi punti di vista sul racconto ad ogni visione (Cole è veramente un viaggiatore nel tempo o semplicemente un folle?). “L’esercito delle 12 scimmie” non è un capolavoro come quel “Brazil” citato inizialmente, su questo non ci sono dubbi, ma rimane ancora oggi il miglior punto di partenza per scoprire i lavori di un autore troppo spesso dimenticato o sottovalutato, ma che di pellicola in pellicola è sempre qualche passo avanti all’industria cui egli stesso appartiene, pur non appartenendoci.

L'esercito delle 12 scimmie
L’esercito delle 12 scimmie
4
VOTO
Acquistalo su
  1. Per me ogni film di Gilliam è un gioiello, questo non è da meno, solo che forse è più facile da “vendere” a quelli che di solito non si avvicinato alla filmografia del regista (ex) americano. Amo tutto di questo film, dagli omaggi a HItchcock al cast perfetto fino al valzer che fa da tragica colonna sonora, senza ombra di dubbio uno dei miei film preferiti 😉 Cheers

    1. Che dire? Pure io amo tutto di questo film. Concordo sul fatto che questo sia il Gilliam più vendibile, ma ammetto che per me è stato anche il primo Gilliam al cinema e forse addirittura in asoluto, quindi ho pensato che come lo è stato per me, anche per altri potrebbe essere il punto di partenza per innamorarsi della sua filmografia.

  2. Splendida recensione per un vero capolavoro (mi si consenta il termine), bella anche la discussione sulle medie produzioni che oggi sembrano non esistere più (purtroppo).
    Fu uno dei pochi successi commerciali del povero Gilliam che da buon genio è, ahimè, incompreso dalle masse…

    1. Grazie SamSimon per i complimenti. Non so se sia un capolavoro, ma vista la tenuta nel tempo oserei quasi dire di si, comunque sicuramente è un cult assoluto, nonchè uno dei migliori film usciti negli anni novanta. Gilliam non è un regista commerciale e nonostante il successo di questo film, negli anni il pubblico non è mai stato clemente con le sue pellicole.

Rispondi

le_belve_cinefilopigro
Successivo
Le Belve