Late Night with the Devil, tra hype virale e realtà
Ammetto fin da subito che non avevo realmente intenzione di vedere Late Night with the Devil, almeno non nell’immediato. Il motivo è semplice: di punto in bianco, una marea di blogger e youtuber hanno cominciato a parlarne ovunque, ben prima che il film venisse distribuito ufficialmente in Italia. Succede spesso con i titoli horror che generano clamore all’estero: appena si accende la miccia, in molti corrono a recuperarlo con largo anticipo, per poter dire la propria prima degli altri. È un comportamento comprensibile, ma a volte genera aspettative esagerate.
Così, quando accendo Amazon Prime Video e mi compare in homepage proprio questo famigerato Late Night with the Devil, decido di premere play… e forse era meglio se non lo avessi fatto. Il film, diretto dai fratelli (almeno credo lo siano) Colin e Cameron Cairnes, si presenta come un falso documentario che riporta alla luce una puntata “maledetta” del talk show notturno Night Owls, andata in onda la notte di Halloween del 1977. Al centro dello show c’è Jack Delroy, interpretato da un convincente David Dastmalchian, ex deejay radiofonico approdato in televisione con grande successo, salvo poi sprofondare in una crisi dopo la morte della moglie.
Nel tentativo di rilanciare la propria carriera e risollevare gli ascolti dello show, Delroy punta tutto su una puntata a tema occulto. Tra gli ospiti, infatti, c’è una giovane ragazza di nome Lilly (Ingrid Torelli), ritenuta posseduta da un demone. L’intento è chiaro: evocare il demone in diretta nazionale e lasciare il pubblico a bocca aperta. Durante il programma, però, emergono verità scomode sul passato del conduttore e da quel momento in poi tutto prende una piega imprevedibile, fino a un finale che vuole essere scioccante e destabilizzante.
Atmosfera, found footage e un protagonista ispirato
Va detto che Late Night with the Devil parte da un’ottima intuizione narrativa. La scelta del found footage e il modo in cui viene ricreata l’estetica anni ’70 del talk show funzionano bene, contribuendo a costruire un’atmosfera credibile e disturbante. Dastmalchian si conferma una presenza scenica solida, capace di dare vita a un personaggio tormentato, sfumato, interessante. Alcune sequenze — come quella dell’ipnosi — sono ben girate e genuine nel creare tensione. Insomma, non mancano elementi positivi, soprattutto per chi ama il genere e cerca qualcosa che si distacchi un minimo dai soliti cliché.
Tuttavia, se vogliamo essere onesti, la pellicola non mantiene le promesse fino in fondo. Il ritmo è altalenante e l’originalità, al netto del format, scarseggia quando si entra nel vivo. Già, perché l’ennesimo horror con una ragazza posseduta rischia di diventare prevedibile, anche quando è confezionato con cura. Tutto ciò che ruota attorno al confronto tra uomo e demone, al dilemma tra scienza e occulto, è qualcosa che il cinema ha già proposto innumerevoli volte, spesso con risultati migliori.
È un po’ come andare in un ristorante per gustare una succulenta bistecca alla griglia e ritrovarsi con il ristoratore che ti serve infiniti antipasti: all’inizio sei incuriosito, magari persino soddisfatto, ma quando finalmente arriva il piatto principale, sei già stanco e saturo. Ecco, durante la visione di Late Night with the Devil, ho provato esattamente questa sensazione: quando il film gioca le sue carte più forti, io ero già esausto di aspettarle.
C’è poi un altro aspetto da considerare: la componente moralista sul ruolo della televisione e sul potere dell’informazione. Un tema che viene trattato, sì, ma in modo piuttosto didascalico, senza reale profondità. Inoltre, il film è disseminato di citazioni e strizzate d’occhio rivolte agli appassionati dell’horror, come il palese rimando a Deliria — che personalmente non ho mai amato particolarmente, ma che sicuramente farà piacere a qualcuno. Questo tipo di omaggi possono funzionare, ma non bastano da soli a elevare un’opera che, alla fine dei conti, sembra voler dire molto più di quanto riesca effettivamente a comunicare.
Cult annunciato o hype esagerato?
Nel complesso, Late Night with the Devil è un buon horror, con alcune trovate interessanti e una confezione curata, ma anche con una struttura narrativa che rischia di perdersi per strada. Non mi stupirei se, nel tempo, diventasse un piccolo cult. Ma non tanto per i suoi meriti artistici, quanto piuttosto perché in Italia se n’è parlato ovunque con largo anticipo rispetto all’uscita ufficiale, trasformandolo nell’ennesimo esempio di hype virale che travolge e confonde.
Quindi sì, ci siamo capiti.