La vedova Winchester – Orrore convenzionale
Sarah Pardee Winchester ha perso il marito e la figlia, ritrovandosi vedova e al comando della ditta di armi che porta il suo nome. Essa vive divisa tra il dolore della perdita subita e il rimorso delle persone uccise dai fucili prodotti dalla sua azienda. Convinta che gli spiriti di queste ultime abbiano bisogno di trovare la pace nell’aldilà, lei espande continuamente la sua villa aggiungendo stanze in cui ospitare queste anime perdute. I suoi soci in affari reputandola pazza, decidono di mandare il dottor Eric Prince a stilare un profilo psicologico della donna così da rimuoverla dal comando dell’azienda. Arrivato nella bizzarra magione, lo psicologo si troverà davanti una situazione che supera di gran lunga i confini della realtà.
Gli australiani fratelli Spierig affrontano per la prima volta un classico del genere horror: il racconto di fantasmi. Dopo una splendida digressione nella fantascienza con lo splendido “Predestination”, ritornano al genere per cui si sono fatti conoscere al grande pubblico. Abbandonati mostri quali zombie e vampiri, affrontano il racconto della casa infestata da spiriti nel modo più classico possibile. Ad aiutarli nel dare profondità ad una pellicola fin troppo canonica troviamo Helen Mirren, nei panni della protagonista. L’attrice britannica è il vero fulcro di interesse de “La vedova Winchester”, autentico polo attrattivo dell’intero intreccio narrativo.
I due registi si rivelano abili nel costruire attorno a lei un film/casa, proprio come due abili artigiani dovrebbero saper fare. Non mancano trovate visive di pregio, ma la vera contrapposizione alla mobilità della protagonista è la scenografia statica dove essa e gli altri comprimari si muovono è la parte migliore del film. Gli Spierig donano la perfetta spazialità ad ogni luogo, creando una perfetta villa/labirinto in cui persino una scala che porta ad un soffitto chiuso, riesce a scatenare la giusta ansia al momento opportuno. Se la storia poggia tutta sulle spalle dalla loro protagonista, i registi sanno che a loro spetta il compito di creare l’immaginario visivo per cui questa possa sprigionare completamente il suo potenziale.
I due registi si rivelano abili nel costruire attorno a lei il film/casa, proprio come due abili artigiani dovrebbero saper fare.
Riesco a raggiungere tale obbiettivo, ma di sicuro faticano ad emozionare nel farlo. “La vedova Winchester”, in originale solamente “Winchester”, pur percorrendo in maniera egregia il cammino più classico del genere, fatica a ritagliarsi uno spazio all’interno dello stesso. La vera attrattiva della pellicola va ritrovata nella sua protagonista, in quanto attrice di una certa caratura che difficilmente si riesce ad immaginarla come protagonista di una pellicola di genere.
Helen Mirren si rivela troppo presto, l’unico vero motivo per cui approcciare la visione del film diretto da Michael e Peter Spierig. I due registi australiani creano attorno alla loro attrice un abito/cinema dalle derive troppo definite, o meglio attese fin dall’assunto iniziale. Fortunatamente, o sfortunatamente a seconda di quale sia il vostro approccio al cinema, “La vedova Winchester” non suggerisce mai una certa ambizione a superare i confini canonici del racconti di fantasmi, rimanendo uno spettacolo di superfice gradevole, ma anche trascurabile.