La stella che non c’è

La stella che non c’è – Si può credere nelle persone?

A volte le avventure che la vita (destino) propone a determinate persone sono al limite dell’incredibile. Ciononostante sono proprio i ricordi di esperienze simili, quelli che rimangono maggiormente impressi nelle nostre menti. Ed il nuovo film di Gianni Amelio è sempre sospeso tra la scoperta e il ricordo, tra il nuovo e la concretizzazione di un’immaginario popolare che molto spesso sembra più leggenda che realtà. Sospeso tra reale tangibile e reale “illusorio” “La stella che non c’è” racconta l’avventura vissuta da Vincenzo Buonavolontà (Sergio Castellitto), manutentore all’interno di un’imprecisata acciaieria di un’altoforno ormai acquistato da una cordata cinese per portarlo in patria.

La stella che non c'è

Il macchinario però ha un errore di progettazione a cui lui sta cercando soluzione da anni, una volta trovato decide di recarsi in Cina per spiegare tale problema e fornirne la soluzione. Arrivato nella Repubblica Cinese si scontrerà con la differenza etnica, linguistica ma soprattutto con una cultura divergente da quella occidentale, ma che rivelerà avere molti più punti di contatto di quanto non sembri. Accompagnato da Liu Hua (Tai Ling) Vincenzo girerà il Paese per arrivare alla meta e portare a termine lo scopo che lo aveva spinto così lontano da casa.

 Amelio trasforma in immagini delle ossessioni, le prime sono proprio sue personali, infatti fin da subito ci si accorge come sia rimasto affascinato dalla terra orientale, ne mostra spazi, luci e colori quasi come fosse un bambino che osserva per la prima volta qualcosa di stupefacente. La seconda ossessione del regista è senza ombra di dubbio rivolta al suo attore principale, un Sergio Castellitto osservato al limite del voyeurismo dalla macchina da presa, la quale esalta la figura dell’attore in ogni sequenza, andando addirittura ad evidenziare i difetti di questo rendendolo così molto più umano e vero, facendo dimenticare allo spettatore che non sta osservando nessun altro se non Vincenzo Buonavolontà.

la stella che non c'è

E proprio il nome del protagonistà è la chiave per sospendere la realtà ed accettare la storia così per come viene raccontata. Un’avventura in una terra straniera vissuta con tutti i problemi del caso da un’uomo buono, pure troppo a volte, che vede tutto con gli occhi increduli di chi si sente vivo per la prima volta. Sergio Castellitto regala al suo personaggio il carisma necessario per essere credibile, infonde sicurezza nei movimenti, ma al tempo stesso malinconia negli sguardi e nelle parole. Malinconia che verso la fine arriva quasi a schiacciarlo in una sequenza che avrebbe potuto chiudere il film senza troppi problemi.

la stella che non c'è

Ma “La stella che non c’è” del signor Buonavolontà non è la stessa che Amelio cucisce con leggiadria nel sottostesto della sua pellicola. Ed ancora tutto divene contrario e ci ritroviamo sospesi tra realtà, rappresentata dai protognisti, e “sogno”, raffigurato da un’immagine del luogo comune al quale spesso sembra impossibile credere. Ed ecco che le carte si ribaltano e la realtà si mischia con il sogno creando un film dal sapore agrodolce di cui ci si può innamorare, tutto si mischia ed anche noi dall’altra parte dello schermo cercheremo la nostra stella mancante.

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