La Stanza

La Stanza – Rischia cadendo rovinosamente

Diretto da Stefano Lodovichi, che ci aveva convinti con “In Fondo al bosco” nel 2015, “La Stanza” è un thriller violento a tinte drammatiche che sfruttando tre interpreti ed un unico set, riesce per gran parte della sua durata a intrattenere. La storia è quella di Stella, una donna, una madre, che lasciata dal marito Sandro ha deciso di suicidarsi. Proprio mentre sta per compiere tale gesto buttandosi da una finestra, il campanello la riporta alla realtà. Una volta aperta la porta troverà Giulio, uno sconosciuto che ha prenotato una stanza da letto per una notte nella casa di Stella.

La Stanza

Nonostante lei gli dica che non ospita più nessuno da quando l’ex marito se n’è andato, farà comunque entrare lo sconosciuto dopo che questo gli dirà che è stato proprio Sandro a invitarlo e che quest’ultimo sarebbe andato a trovarlo in giornata. La diffidenza di Stella nei confronti di Giulio svanirà lentamente, fino all’arrivo di Sandro, momento che sconvolgerà per sempre la loro esistenza. “La stanza” è una pellicola estremamente riuscita sul piano visivo. L’impianto scenico e molto evocativo e assolutamente adatto alle atmosfere del racconto, mettendo in risalto ancor di più i repentini cambi di tono dello stesso. Convincono appieno i tre protagonisti, su cui svetta però Guido Caprino nei panni di Giulio, così come la fotografia e il montaggio.

“La Stanza” di Stefano Lodovichi rimane un film che gli amanti del genere dovrebbero recuperare anche in virtù di una inaspettata bellezza estetica, a patto di mettere in conto che il finale potrebbe comunque deludere i più.

“La Stanza” si concede, nonostante la sua natura di piccola produzione, addirittura qualche movimento di macchina da presa virtuoso che mettono ancora una volta in risalto il buon lavoro sul versante tecnico diretto da Lodovichi. La tensione è ben costruita e sorretta per quasi tutta la durata del film, la violenza quando esplode non fa sconti allo spettatore e riserva qualche omaggio al cinema italiano di genere d’annata (quello di Dario Argento su tutti).

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Purtroppo però “La Stanza” ha un punto debole capace di affossarlo completamente. Nella sua esigua durata, poco prima dell’epilogo viene chiesto allo spettatore di compiere, più che una necessaria sospensione dell’incredulità, un vero e proprio balzo della fede. Infatti quando si alzerà il sipario sul personaggio di Giulio, la sceneggiatura collassa su sé stessa, diventando inutilmente “complicata” al fine di giustificare quanto visto fino ad allora e quello che verrà poi.

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Certo questo momento arriva poco prima di venti minuti dalla fine ma basta per accendere un enorme punto interrogativo sulle reali intenzioni della pellicola. “La Stanza” di Stefano Lodovichi rimane un film che gli amanti del genere dovrebbero recuperare anche in virtù di una inaspettata bellezza estetica, a patto di mettere in conto che il finale potrebbe comunque deludere i più.

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1.5

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