Kingsman – Il cerchio d’oro

Kingsman – Divertimento al cubo

A caval donato non si guarda in bocca. Deve essere stato questo il pensiero dei dirigenti Fox dopo l’inaspettato successo del primo “Kingsman – Secret Service”. Partito lentamente al botteghino, il film ispirato ai fumetti omonimi di Mark Millar, ha  guadagnato in tutto il mondo una somma insperata. Il regista e produttore Matthew Vaughn riuscì a trasformare un fumetto quasi sconosciuto in una pellicola di successo, nonchè un piccolo cult home video. “Kingsman – Secret Service” miscelava tutti gli elementi che distinserò la saga 007 prima di “Casinò Royale“. Dai gadget improbabili  a un antagonista con in mente la conquista del mondo, il film prendeva quegli elementi e li estremizzava, condendoli con umorismo politicamente scorretto.

– Diario di un Cinefilo Pigro

Divertente e appagante, il primo capitolo pagava forse il peso di essere un outsider nel mondo delle trasposizioni a fumetti (almeno nel nostro paese dove i fumetti al cinema sono praticamente solo Marvel o DC). Ad ogni modo in casa Fox visti i guadagni hanno subito dato carta bianca a Matthew Vaughn per la creazione del sequel. “Kingsman – Il Cerchio d’oro” continua il racconto proprio dove interrotto (ma chi non avesse visto l’episodio precedente può godersi comunque questo seguito). Eggsy è ormai fidanzato con la principessa Tilde e si divide tra vita di coppia e missioni segrete. Un giorno però la Kingsman viene attaccata e distrutta.

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A sopravviere solamente Eggsy e Merlino che scopriranno che dietro all’attentazto si nasconde una organizzazione chimata “Il Cerchio d’oro”. A capo di questa Poppy (una Julianne Moore divertente e divertita), narcotrafficante il cui fine ultimo è la legalizzazione della droga in tutto il mondo. Per farlo ricatterà i governi di tutte le nazioni. Saranno i Kignsman con l’aiuto della controparte americana, gli Statesman, a fermarla salvando così la vita a milioni di persone. Questo seguito decisamente riuscito, ha un però un lato negativo che si rivela essere il suo più grande difetto. La mancanza di novità. In fase di scrittura è stato scelto di ricalcare la struttura del primo capitolo aumentandone la portata e inserendo nuovi personaggi.

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Qualsiasi tipo di approfondimento nei confronti dei vecchi personaggi derivati dal primo capitolo viene escluso. Vaughn e la sceneggiatrice Jane Goldman creano un seguito che, tolta la parabola formativa del primo capitolo, è sostanzialmente la versione steroidea del modello di origine. “Kingsman – Il Cerchio d’oro” è cinema che ingloba se stesso per aumentare di dimensioni. In questo seguito infatti troviamo più gadget, più agenti segreti (praticamente ogni personaggio ha un proprio doppio) e ancora più azione. C’è qualche ruffiano ammiccamento per i fan di vecchia data e la conferma che non solo nei fumetti ma anche nel cinema nessuno muore mai davvero.

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Di fatto si arriva alla fine della pellicola senza che nessuna delle figure sullo schermo abbia subito una qualche evoluzione, ma ciononostante il divertimento e la spettacolarità escono vittoriose sulla mancanza di originalità. Già questo è un traguardo non da poco vista anche la durata del film. Questo secondo episodio infatti se non approfondisce nulla riguardo le dinamiche dei protagonisti, imprime la propria firma sullo stile visivo dell’azione.“Kingsman – Il Cerchio d’oro” è la completa affermazione di un cinema che coniuga perfettamente ipertrofia visiva e spazialità scenica. Quello che nel primo film poteva essere solamente una parentesi felice (la sequenza della chiesa), in questo seguito è la prassi, confermando che le opere tratte dai fumetti hanno trovato un nuovo punto di riferimento quando si parla di spettacolarizzare l’azione.

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Matthew Vaughn muove la camera in ogni direzione, la accelera, si concede il lusso di farla girare su se stessa, non concede tregua con repentine zoomate, ma nonostante questo lo sguardo riesce sempre a decifrare quello che accade sullo schermo. Di conseguenza si amplifica la tensione e la spettacolaridà grazie ad una vera e propria spinta ludica. Nonostante i personaggi non superino mai il confine della bidimensionalità, si finisce comunque a provare una certa empatia nei loro confronti. Forse è proprio questo il pregio dell’intera operazione. “Kingsman – Il Cerchio d’oro” non è che lo stesso cinema precedente, ma in una confezione migliore che fa dimenticare quasi ogni difetto.

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