I Guardiani della Galassia – Hooked on a Feeling
Ambientato nei giorni nostri (2014, per chi non fosse bravo a fare i calcoli durante la prima scena) ma in una diversa galassia (che sembra una cavolata ma non ci sono molti film di fantascienza ambientati “in tempo reale”, l’unico che mi ricordo senza un futuro alternativo è “Giochi stellari”), “I Guardiani della galassia” racconta le gesta di uno sgangherato gruppo di criminali capitanati da Peter Quill, in arte Star Lord, impegnati a fermare il cattivone di turno, che vuole distruggere un pianeta senza traslocarne gli abitanti (anche nello spazio gli sfollati non li vuole proprio nessuno, però ammazzare una popolazione intera non è la gestione migliore del problema).
Partendo dalla bizzarra formazione del gruppo fino all’epilogo “scontato”, “I Guardiani della Galassia” non è certamente originale, ma sicuramente divertente oltre ogni aspettativa (stiamo pur sempre parlando di film appartenenti ad uno studio che ha fatto dell’uniformità stilistica la propria bandiera, il che non sempre è un bene, specie quando questa produce film mai veramente esaltanti, tranne alcuni casi sparsi). Primo film Marvel in cui i protagonisti non sono eroi e nemmeno hanno poteri speciali, assomigliando a una specie di versione educlorata dei personaggi carpenteriani (forse ho coniato un nuovo termine, forse).
Hanno ognuno alle spalle una storia particolare e delle ragioni per cui si sono ridotti a essere quello che sono (e sarebbe stata cosa buona e giusta approfondire il passato dei personaggi anche a scapito del minutaggio globale). Il gruppo che vede, oltre al protagonista Star Lord, nella sua formazione una aliena verde arrabbiata con il padre (Zoe Saldana), un albero di nome Groot (la cui voce originale è di Vin Diesel), un forzuto uomo dalla pelle blu (Dave Bautista) e dulcis in fundo un procione pazzoide (con la voce di Bradley Cooper), è sempre impegnato a tutta velocità in una corsa contro il tempo per fuggire da qualcuno o salvare qualcun altro, diventando loro malgrado eroi.
Non si può sicuramente imputare mancanza di ritmo da parte del regista James Gunn, che mette assieme una pellicola divertente e frizzante nonostante veda i suoi maggiori limiti nella parte più squisitamente action (ed è molto strano visto che è dove il titolo dovrebbe restituire i momenti migliori, diciamo che la maggior parte di questi non sono mai veramente esaltanti). Il film è comunque divertente e godibile quanto “innocente” (leggasi non offre spunti di qualsivoglia analisi artistica/contenutistica, ma in un film dove il personaggio migliore è un procione in CGI, non è che potesse andare diversamente).
Precisato questo non è che ci sia poi molto da dire, o meglio non c’è esigenza di approfondire poi molto la pellicola, perché se si inizia con l’analisi allora ne esce con le ossa rotte (perché di problemi il film ne possiede). L’unica curiosità o riflessione, se così vogliamo chiamarla, è invece assai imbarazzante speciè se si conosce la filmografia del regista, dato che “I Guardiani della Galassia” è sicuramente il migliore e divertente dei film Marvel (e non ci vuole molto a migliorarsi all’interno della cosiddetta fase due vista la qualità media).
Allo stesso tempo è il “peggior” film di James Gunn (e se non ci credete recuperate “Slither” o “Super”, che con molto meno stupiscono sicuramente di più, ma con questo non sto insinuando che il cineasta sia un autore dalla spiccata personalità). Nel frattempo continuo ad ascoltare la colonna sonora (strepitosa) e inizio a meditare una seconda visione, si perché “I Guardiani della Galassia” è proprio quel giro di giostra che arriva proprio al momento giusto divenendo una “droga”, ed è il miglior complimento che mi sento di fargli.