Homefront: Jason Statham, patriottismo e botte a volontà
In Homefront, come in buona parte dei film d’azione con protagonista Jason Statham, c’è una regola non scritta da accettare fin da subito: il suo personaggio si ritrova immancabilmente nel posto sbagliato al momento sbagliato, innescando una catena di eventi che solo lui potrà risolvere. È un meccanismo narrativo che strizza l’occhio ai primi Die Hard, ma con una differenza sostanziale: i protagonisti interpretati da Statham hanno quasi sempre un passato turbolento che li perseguita.
E anche stavolta non fa eccezione. Homefront aggiunge però una spruzzata di patriottismo a stelle e strisce, già evidente dal manifesto, dove l’eroe e la figlia campeggiano fieri davanti alla bandiera americana. Una scelta visiva che anticipa bene il tono del film, tanto semplice quanto diretto.
Due nomi dietro le quinte che dicono molto
Ma non fermiamoci alle apparenze. Homefront ha due nomi dietro le quinte che faranno brillare gli occhi agli appassionati di b-movie d’azione: Sylvester Stallone, che firma la sceneggiatura (e sì, lo stile si sente eccome), e Gary Fleder alla regia. Quest’ultimo, pur non essendo un nome da copertina, ha diretto negli anni ’90 e primi 2000 una manciata di thriller e action dignitosissimi, come Cosa fare a Denver quando sei morto, Il collezionista, lo spesso dimenticato Impostor e il più popolare Don’t Say a Word, con la compianta Brittany Murphy. Magari non ve li ricordate tutti, ma almeno uno lo avete incrociato in una serata su Italia 1.
Fleder non è certo un innovatore, ma ha sempre portato a casa film onesti. E Homefront non fa eccezione. È un classico film d’azione con Jason Statham protagonista, con tutto ciò che ci si aspetta da una produzione del genere – scazzottate, sparatorie, inseguimenti – ma anche con qualche spunto interessante in più.
Un cast sorprendentemente ben assortito
Una delle sorprese migliori è il cast. Oltre a Statham nel ruolo dell’eroe solitario (e ovviamente letale), troviamo James Franco nei panni del villain, supportato da una Winona Ryder che sembra in vacanza premio, e da Frank Grillo, che invece fa sul serio ed è l’avversario fisico designato per il protagonista. Perché diciamocelo: Franco, con tutta la buona volontà, non è mai stato tagliato per l’azione muscolare. Serviva qualcuno che mettesse i muscoli al servizio del conflitto, e Grillo lo fa benissimo.
Tra botte ben assestate, calci, inseguimenti e pistole fumanti, Homefront intrattiene con onestà. Non ci sono picchi di originalità, ma nemmeno cadute di stile. La regia è solida e accompagna bene la narrazione anche nei momenti più prevedibili – e ce ne sono, sia chiaro – lungo tutti i suoi cento minuti.
La trama? Semplice e funzionale. Phil Broker, ex agente della DEA, si ritira con la figlia in un tranquillo paesino di provincia per ricominciare da capo. Ma una lite scolastica coinvolge la bambina e innesca una reazione a catena che porta l’uomo a incrociare la strada di un boss della droga locale. Tutto prende il via dal bullismo scolastico, ed è subito guerra. La sfida tra i due cresce fino all’inevitabile resa dei conti che – inutile nasconderlo – segue una traiettoria piuttosto classica. Ma funziona.
In conclusione: Homefront vale la visione?
Non sarà tra i migliori film con Jason Statham, ma Homefront ha una sua dignità. È un film d’azione onesto, compatto, con un cast solido e un ritmo che non molla mai. Non cerca di sorprendere, e forse è proprio questo il suo punto di forza: sa esattamente cosa vuole essere e lo fa nel modo più diretto possibile.
A volte la semplicità vince. E Homefront è una di quelle volte.