Hercules: il guerriero

Hercules: il guerriero – E fu così che The Rock divenne mito

Hercules

Ci sono degli attori che se anche non faranno mai un film veramente degno di essere ricordato, riescono comunque ad entrare nelle mie simpatie. Queste figure non riescono a farmi spendere soldi per un biglietto della sala volontariamente, ma puntualmente per una serie di coincidenze fuori controllo, prima o poi viene a crearsi una situazione tale per cui alla fine mi ritrovo a vedere un film con esse (magari senza saperlo nello stesso giorno qualche pianeta si è allineato).

Tra questi attori c’è Dwayne “The Rock” Johnson, che da quando ha smesso di interpretare ogni sorta di film per famiglie abbracciando la causa della “famiglia” di Vin Diesel, ha iniziato a starmi simpatico e quindi non evito più a priori un film in cui lui è il protagonista (certo nemmeno lo aspetto con ansia). Da quando poi oltre a sudare ha iniziato a recitare ha pure guadagnato qualche punticino. Sembra impossibile quanto appena scritto ma dopo il sottovalutato “Pain & Gain”, bisogna ammettere che con il personaggio giusto riesce a fare pure qualcosa di diverso dal menare le mani.

Quindi la prima volta che vidi il trailer di “Hercules: il guerriero”, ho pensato subito a quanto perfetto sarebbe stato il nostro Dwayne per impersonare il figlio di Zeus, tanto più che sempre dal trailer il pericolo “300” (rallentatore e CGI in ogni dove) sembrava scampato, anche se un’ombra sull’intera operazione ci stava eccome e corrispondeva al nome di Brett Ratner in regia. Ora il regista di Miami grazie alla saga di Rush Hour mi è sempre stato simpatico, almeno fino al giorno in cui ha diretto “X-Men: conflitto finale“.

Le persone spesso non si rendono conto di quando stanno per fare qualcosa al di fuori della loro portata e il terzo capitolo dei mutanti ne è la plateale dimostrazione, persino la sua versione di “Red Dragon” ebbe più senso, tanto a prescindere anche un alieno venuto dalla luna sapeva che non avrebbe mai potuto competere con “Manhunter” di Mann, ma il subentrare a Synger per chiudere la prima trilogia dei mutanti non fu per niente una bella mossa da parte sua.

Quindi da un lato ci sta un attore simpatico che interpreta il ruolo “di una vita” vista la sua corporatura, mentre dall’altra parte troviamo un regista abbastanza insapore a dirigiere il tutto, il risultato è ovviamente scontato ed infatti è meglio dirlo fin da subito ma questo “Hercules: il guerriero” è un film senza infamia ne lode, nonostante avesse tutte le possibilità per divertire e magari dare il via ad una saga (tanto lo sappiamo tutti che se una pellicola funziona minimo diventa una trilogia).

In verità il film non è l’inferno sulla terra ma parte fin da subito claudicante, grazie ad effetti speciali che fanno rimpiangere le tigri in versione “trudi” de “Il Gladiatore”, arrivando alla totale plasticosità degli scenari tipica di quell’abisso senza fondo che fù “Alexander” di Oliver Stone. Una volta però capito che il lato visivo non è sicuramente il punto forte della pellicola, bisogna ammettere che almeno ci risparmia la messa in scena peplum post Snyder, il che non mi sembra comunque poco, specie ripensando a “Conan il barbaro” diretto da Nispel, il quale probabilmente dovrebbe pensare seriamente di cambiare professione e provare a fare il piadinaro (che non è facile, ma magari gli si addicce maggiormente).

Venendo al film, “Hercules: il guerriero” ha come base di partenza un fumetto (tanto per cambiare), che non si concentra sulla mitologia dell’eroe, eventi quali le 12 fatiche e quant’altro (ma nella parte iniziale tutto viene comunque trattato in velocità), ma descrive l’eroe come un mercenario che assieme al suo gruppo di guerrieri (tra cui un’amazzone che di greco ha poco o nulla), vendono i propri servigi in cambio di oro ovviamente (gratis non faceva niente nessuno nemmeno all’ora). Tutto per il nostro gruppo di outsider va abbastanza bene, fino a quando non accetteranno di aiutare la Tracia a sconfiggere il proprio nemico.

Hercules
L’uomo giusto al posto giusto, lui ha la corporatura adatta per interpretare Ercole non Kellan Lutz

Qui mi fermo perchè non vorrei rovinarvi le sorprese (non che ce ne siano tantissime, ma non voglio nemmeno rovinarvele). Per quanto la visione del film sia abbastanza piaevole, più che le peripezie di Eracle, mi ha ricordato “Golden Axe”, coin-op Sega anni ’80 (nel film mancano solo i ladri di pozioni con il sacco sulla spalla).

Da un’idea base del fumeto interessante, ossia la decostruzione del mito, viene sprecato tutto per proporre una interminabile sequenza di scontri, i quali procedono per addizione divenendo sempre più difficili con il proseguire del minutaggio, ed è qui che Ratner si manifesta in tutto il suo splendore, ossia nello spogliare completamente di epicità una storia che ne avrebbe avuto il bisogno (visto che la visione mitologica ci viene negata).

Incredibile ma vero, a salvare il tutto troviamo proprio Dwayne Johnson che per tutta la durata recita smargiassamente la figura dell’eroe Greco, senza mai predersi sul serio infarcisce d’ironia una pellicola che altrimenti sarebbe stata un disastro colossale. Quindi tirando le somme, da un lato abbiamo l’attore perfetto per il ruolo di protagonista, dall’altra parte un regista che ha la stessa spina dorsale di un mollusco, ed il risultato è una pellicola divertente ma minata in più punti da discutibili scelte estetiche e narrative. Un vero peccato, perchè prima che si ripresenti una occasione così ghiotta dovra passare ancora molto tempo.

 

APPENDICE SPOILEROSA!!!

Una tra le cose più pubblicizzate della pellicola è stata sicuramente la protagonista femminile, tale Irina Shayk, al punto da meritarsi l’apparizione nel manifesto assieme ad Ercole. Beh mai operazione di marketing fu più bieca, dato che non solo praticamente non conta nulla ma la signorina apparirà meno di un minuto in tutto il film. Oddio in quel pochissimo tempo Ratner “la usa al meglio”, ossia facendola tacere e mostrando a tutti lo statuario fisico che la natura le ha donato.

Un vero spreco dato che nella storia la sua figura avrebbe meritato un maggiore approfondimento, visto che le paure dell’eroe sono scatenate da un evento passato che la vedevano protagonista. Invece di approfondire una sottotrama interessante, Ratner si limita a descrivere con queste scene la moglie di Ercole (e se le donne in sala si arrabbiano, hanno pure ragione sta volta):

Hercules
Questa scena riassume per bene cosa intenda Ratner per approfondimento del personaggio
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CONCLUSIONI
2.5
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