Gran Turismo – Velocità e sogni in una corsa deludente
Ispirato a una storia vera legata all’omonimo videogioco, “Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile” è interessante soprattutto per il regista che ha realizzato la pellicola, non tanto per ciò che quest’ultima porta sullo schermo. A dirigere, infatti, ritroviamo il sudafricano Neill Blomkamp, padre di quel fulmine a ciel sereno che fu “District 9”, il quale ha proseguito la sua carriera con titoli riusciti ma che via via non hanno mai trovato un consenso presso il grande pubblico. “Gran Turismo” dà modo al cineasta di tornare al timone di un progetto, meno autoriale, ma dal facile riscontro commerciale che gli consentirebbe di ribaltare la fase di stallo in cui si trova la sua carriera.
Seconda pellicola prodotta dai giovani studi Playstation Productions, “Gran Turismo” racconta, prendendosi più di qualche importante libertà nei confronti dei fatti realmente accaduti, dell’incredibile opportunità accaduta al giovane adolescente Jann Mardenborough. Quest’ultimo, prodigioso pilota esportivo, fu selezionato per la Gran Turismo Academy, iniziativa promossa da Sony e Nissan con lo scopo di dare l’opportunità ai piloti virtuali di ritrovarsi a gareggiare in pista. Il diciannovenne Mardenborough riuscì con questa opportunità a realizzare il suo sogno di diventare pilota professionista, carriera che continua tuttora.
Il ritorno di Neill Blomkamp dietro la direzione di una pellicola, seppur molto commerciale, ma con un discreto budget, era atteso da parecchio tempo. Dopo un inizio al vetriolo, la carriera del regista ha preso una parabola discendente, magari non completamente dipendente da lui, ma è innegabile che il talento, quando non porta a un riscontro economico, di critica e di pubblico, serve veramente a poco. “Gran Turismo”, sebbene chiaramente realizzato su commissione, è l’occasione per il regista di tornare alla ribalta, ma purtroppo bisogna ammettere che con questa mediocre pellicola difficilmente riuscirà a risollevare la propria carriera.
Il film procede in modo scontato sulla struttura del classico film sportivo, senza nessun elemento in fase di scrittura che possa in qualche modo donargli un tratto distintivo. Gli interpreti sono tutti ben calati nei rispettivi ruoli, alcuni più stereotipati di altri, ma nel complesso l’apporto che ognuno dà al proprio personaggio è l’unica nota di merito di “Gran Turismo”. La pellicola, a livello tecnico, scende a troppi compromessi con l’ufficio marketing, tra sponsorizzazioni inserite forzatamente così tante volte da risultare indigeste, fino a piegare l’intera estetica del titolo a quella del videogioco.
Quello che Blomkamp porta sullo schermo è un pasticcio tecnico fatto di sovraimpressioni in computer grafica rutilanti, che distraggono da quello che accade, unite a una fotografia così fredda da azzerare qualsivoglia empatia con i protagonisti del racconto. “Gran Turismo”, nelle sue due ore, non offre davvero nulla per cui valga la pena di essere visto, sia che amiate le pellicole sportive che siate fan del videogioco. Quel poco di buono che ha da offrire, come alcune tipologie di riprese delle gare, risulta troppo esiguo per risaltare in questo enorme spot pubblicitario dalla durata di due ore.”