Gran Torino

Gran Torino – L’ultimo eroe americano

La Ford Gran Torino entrò in commercio dal 1968 e ne fu dismessa la produzione nel 1976. Il nome è un omaggio alla città dove ha sede la “Fabbrica Italiana Automobili Torino” (FIAT), l’auto è un simbolo che ha segnato un’epoca e la faccia industriale di una nazione negli anni di maggior splendore. Walt Kowalski (Clint Eastwood) che ne possiede una, sa bene quanto questa sia importante oggi come lo era ieri, quell’auto rappresenta i suoi anni passati, ma allo stesso tempo ricordi, passioni e sogni di una nazione che ha messo da parte gloria e fierezza, per diventare inutilmente grigia e menefreghista nei confronti della sua popolazione.

Gran Torino

Walt dopo la morte della moglie vive una vita solitaria, passata a mantenere in ordine la casa, seppellire i ricordi di una guerra (quella di Corea), ma soprattutto nel tentativo di accettare figli e nipoti, i quali sembrano non aver appreso nessun tratto della sua personalità, dei sui ideali e credi. Walt è un emarginato per scelta propria, lui fiero di essere americano è il primo che si sente tradito dalla sua stessa patria, la quale si è prostituita troppo ad uno sfrenato capitalismo, ad una umanità basata solamente sui numeri, incapace di costruire un futuro concreto.

Gran Torino

La sua esistenza è destinata a sparire appena la morte arriverà per lui, uomo inutilmente razzista, uomo fuori posto anche ai margini della società dove ormai si trova (abita in un quartiere ormai divenuto ghetto cinese). L’incontro casuale con la diversa cultura dei suoi vicini di casa orientali, instillerà in lui una fiducia nel futuro, lo aiuterà a ritrovare la speranza nei confronti dell’uomo, ma soprattutto uno scopo per cui lottare contro la morte tramandando al mondo la propria esistenza dopo la sua fine.

Gran Torino

“Gran Torino” è una pellicola disarmante, Clint Eastwood filma un piccolo gioiello che dal primo minuto s’insidia nel cuore per non levarsi facilmente dallo stesso. Non c’è un minuto fuori posto, sono assenti cali di tono o sferzate di dubbio gusto, questa nuova pellicola ha una forte moralità senza mai cadere nel semplice e banale moralismo. Walt Kowalski rappresenta l’America del passato che non riesce a comprendere come sia stato possibile sbagliare così tanto da rendere quella odierna un luogo insipido, popolato da persone irrispettose del prossimo, cieche di fronte alle ingiustizie, ed incuranti del domani.

Gran Torino

Gli Stati Uniti non brillano più, anzi sembrano finiti allo sbando, le lotte del passato per l’integrazione sociale, la possibilità di conseguire il sogno americano, ma ancora di più l’essere fieri di ciò che proviene dal proprio paese (nemmeno il figlio lo è, dato che non vende nemmeno macchina americane), sono solo ricordi nella mente di Kowalski, l’ultimo vero eroe americano che osserva la disgregazione sociale e la degradazione del paese dal portico di casa. Eastwood diverte, commuove, cosparge delle più disparate emozioni il suo “Gran Torino”, senza ricorrere ad inutili trucchi o ad espedienti dal sapore conosciuto.

Gran Torino

La materia filmica è praticamente perfetta, l’utilizzo di tempi e tematiche non lascia spazio al minimo dubbio sulle capacità del regista californiano, vero è proprio autore capace di tratteggiare in modo lucido la propria nazione, alla quale non risparmia nulla sia nel bene che nel male. In “Gran Torino” Kowalski è l’ultimo eroe americano, l’unico uomo che riesce a compiere un sacrificio per donare un futuro migliore al suo prossimo (alla sua terra), lasciando come testamento un simbolo che lo rappresenterà per sempre: una splendida “FORD GRAN TORINO” alla quale aveva lui stesso montato lo sterzo quando lavorava alla catena, quando l’America era grande e poteva essere fiera di esserlo.

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In Breve
“Gran Torino” è una pellicola disarmante, Clint Eastwood filma un piccolo gioiello che dal primo minuto s’insidia nel cuore per non levarsi facilmente dallo stesso.
4.5
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