Godzilla: king of the monsters

Godzilla: king of the monsters – Una ciambella senza buco

Il mondo ormai è a conoscenza dei titani e dell’agenzia governativa Monarch istituita per controllarli a seguito di quando accaduto a San Francisco nel 2014. La lotta che vide il mostro Godzilla contro i M.U.T.O., ha distriutto la città e sterminato milioni di vite umane, tra le quali il figlio della paleobiologa Emma Russel (Vera Farmiga). Questa lavora per la Monarch e vive assieme alla figlia lontana dal marito, si unisce a un gruppo di ecoterroristi il cui piano è liberare tutti i titani, così da distruggere gran parte del mondo conosciuto e salvare l’ambiente dal collasso a cui l’essere umano sembra averlo destinato. Toccherà nuovamente a Godzilla combattere per la supremazia e il comando sui titani.

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In tutto questo nonsense di mostri che lottano, potrebbe persino esserci qualcuno che si diverte a vederli, per la maggior parte delle persone è l’ennesima quantità di tempo rubata ad altre attività più interessanti della propria quotidianità.

Seguito del bel film di Gareth Edward, questo “Godzilla: king of the monsters” mette da parte ciò che aveva contribuito al successo del film precedente, ossia il rapporto tra uomo e animale/natura, concentrandosi sullo scontro tra creature. Il risultato è una pellicola poco incisiva sul lato narrativo, incapace di portare avanti la critica ecologista che di fatto è il motore scatenante degli eventi, basando la propria riuscita sulla spettacolarità degli effetti speciali. Michael Dougherty sostituisce Edwards rivelandosi direttore molto convenzionale capace di assemblare adeguatamente uno spettacolo che non emoziona e non brilla per idee o originalità della messa in scena.

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Un cast formato da attori di tutto rispetto tra cui Vera Farmiga, Ken Watanabe, Sally Hawkins e altri nomi più o meno in voga tra cinema e televisione, si ritrova a recitare in uno sorta di spaesamento continuo. Nessun menbro del cast sembra credere nel racconto, tantomeno alle battute della sceneggiatura che Michael Dougherty e Zach Shields hanno scritto. Tutto appare abbozzato fino agli scontri tra mostri, qui il film offre lo spettacolo per cui si è pagto il biglietto. Il dramma in qualsiasi sua forma è assente, così come un minimo di spessore per le sottotrame, anzi il più delle volte assistiamo a personaggi che entrano ed escono senza colpo ferire (si pensi alla dottoressa interpretata da Sally Hawkins).

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“Godzilla: king of the monsters” potrebbe essere riassunto come “un enorme spreco di soldi”, ma sarebbe ingiusto. Il film di Dougherty è in un blockbuster con mostri che si picchiano ma che fallisce misreamente ogni qual volta si renda necessaria la costruzione di un racconto atto a riempire tutti i momenti in cui le creature gigantesche non sono in scena. Se il primo film di Edwards riusciva a trovare un bel bilanciamento tra spettacolo e dramma creando momenti di piacevole inventiva visiva (il lancio halo con fumogeni ne è esempio), questo secondo capitolo si rivela essere una pellicola limita ad intrattenere come può.

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“Godzilla: king of the monsters” è capace di accontentare chi cerca l’effetto speciale ad ogni costo, anche quando questo cannibalizza ogni altra cosa, anche quando il suo utilizzo non è mai propedeutico al racconto. In mezzo a questo nonsense di mostri che lottano, potrebbe persino esserci qualcuno che si diverte nel vederglielo fare, per la maggior parte delle persone è l’ennesima quantità di tempo rubata ad altre attività più interessanti della propria quotidianità.

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