Ogni anno ormai mi concedo qualche giorno ad oziare tra le mura casalinghe a cavvalo tra Natale e Capodanno (non sono più 20, ma 30 i calendari raggiunti), da quando faccio questi pochi giorni di riposo staccando completamente dalla frenesia giornaliera che il più delle volte mi riduce senza saperlo come il dottor Tomas di “Vieni avanti Cretino”, recupero alcuni film che durante l’anno non mi sarei gustato con la dovuto attenzione, ma allo stesso tempo riguardo qualche “vecchia gloria” evitando “Una poltrona per due”, che seppur non abbia minimamente il mio disprezzo, vederlo per l’ennesima volta mi provocherebbe eczemi su tutto il corpo. Da quando pratico queste “giornate di cinema” noto come le pellicole che tendo a visionare sono quasi sempre in contrasto con l’atmosfera fatta di buoni sentimenti, pandoro e crema chantilly; probabilmente questa è la conferma che sono una persona dall’animo fin troppo nero, oppure che semplicemente il livello consumistico raggiunto dalle festività natalizie mi è insostenibile e quindi debbo esorcizzarlo con vari modi, tra cui vedere film che mi fanno scordare che molto presto dovrò ingerire pure io un sacco di cibo e vino. Quest’anno in mio aiuto è arrivata per la prima volta SKY, la quale oltre a prendersi una bella fetta del mio portafoglio ogni anno, ha finalmente concretizzato un servizio sensato oltre a telefonare ripetutamente per conoscere la mia soddisfazione riguardo a quanto offre, sto parlando di Sky on demand. Bisogna ammettere che poter accedere ad una piccola videoteca on-line in ogni momento e luogo si rivela una comodità non indifferente (sul rapporto tra qualità e costo non voglio soffermarmi, altrimenti disdico l’abbonamento appena finisco di scrivere), ed ecco quindi che sono riuscito a vedermi dei film dannatamente interessanti pescandoli proprio da questa vetrinetta, i quali mi hanno accompagnato durante queste festività.
Shame
Volevo da tempo vedere i lavori di McQueen e il primo non mi ha minimamente deluso. Ammetto che c’è una cura estetica sublime al punto da risultare rarefatta, il che non mi è piaciuto, però il coraggio di raccontare una storia simile, unita alla magistrale interpretazione di Fassbender me lo ha fatto piacere parecchio, anche se c’è a mio avviso veramente troppa perfezione, le emozioni sono trasmesse dall’interprete più che dalla regia, che non è per niente “banale” o di scarsa qualità, sia chiaro, anzi mi spiace non averlo visto nel buio della sala.
Non avere paura del buio
Allora sarà che mi aspettavo un film horror, visto che come tale parte grazie ad un incipit ben realizzato, peccato che con lo scorrere del tempo si contamini con venature fantasy che non ho poi tanto gradito. Non voglio spiegare di cosa sto parlando, per evitare spoiler, ma chi lo ha visto mi avrà ben capito. Peccato perché la scenografia e l’atmosfera iniziale riporta alla mente quella de “Gli invasati”, poi tutto si consuma nella banalità più totale, tra una ragazzina antipatica, Guy Pierce che non crede a quanto scritto nella sceneggiatura, finendo con Katie Holmes a ridosso della fine il suo viso illuminato da un fulmine, spaventa lo spettatore più della pellicola stessa. Peccato perché i valori produttivi in questo caso sono più che buoni e non lasciavano presagire un risultato tanto scarso.
I bambini di Cold Rock
Un thriller che ben funziona e regala pure un colpo di scena, la Biel migliora di pellicola in pellicola, peccato che non abbia ancora avuto modo di interpretare qualcosa di maggiormente “sostanzioso”. La pellicola in questione è realizzata senza infamia e senza lode, l’attrattiva è proprio la storia che si fa interessante con lo scorrere dei minuti, ed in questo si staglia la prova più che buona della protagonista.
Film che alla fine si rivela abbastanza innocuo ed inutile, ma anche onesto e guardabile.
Godzilla
Sapete, ci sono pellicole che invecchiano male. E’ una cosa risaputa e universalmente riconosciuta, tra queste la trasposizione di Emmerich della lucertola nipponica, può essere considerata prova lampante di cotale teoria. Un film che paga molto il dazio legato alla computer grafica, ma ancor di più il fatto di essere sfacciatamente anni 90, con tutto ciò che questo porta con se, sia dal lato positivo che negativo. Allora ci sono proprio poche ragioni per rivedere un film del genere, ambientato sempre di notte e sotto la pioggia, che intrattiene malamente lo spettatore (leggasi noioso per quasi tutto il tempo) e regala pochissime emozioni. Probabilmente la punta più bassa toccata da Emmerich, dopo quel pattume puro che è stato 10.000 A.C. (la tigre con le zanne è ancora un incubo che non riesco a togliermi dalla mente).