Ghost in the shell

Ghost in the shell – Un segno dell’esistenza

Ambientato nell’anno 2029 “Ghost in the shell” ci trasporta in un futuro in cui l’evoluzione della specie umana non è andata di pari passo con la società. Gli uomini non sono riusciti a superare le barriere come nazionalità e razza, riducendosi a vivere in megalopoli multietniche molto più degradate e corrotte di quanto dall’alto delle perfette geometrie dei palazzi sembrino. In questa società in cui le persone vivono con androidi, ed un corpo interamente umano dalla nascita è una rarità, si aggira un criminale denominato “Il signore dei pupazzi”, questo è un hacker abilissimo nella corruzione e manipolazione di intelligenze artificiali, e non, piegando la volontà dell’essere al suo comando.

La squadra capitanata dal maggiore Kusanagi, una donna che di umano ha solo il suo cervello, si mette sulle tracce di questo criminale fino a scoprire la verità celata dietro di esso. “Ghost in the shell” è sicuramente uno dei migliori ed audaci manifesti cyberpunk mai realizzato dai tempi di “Blade Runner”, da cui prende qualche spunto interessante ma senza mai riciclare concetti ed elementi del romanzo di Dick. Un film d’animazione estremamente complesso che tratta tematiche quali l’evoluzione dell’uomo e la religione, mostrandole dal punto di vista di un androide (un pupazzo), quindi una macchina costruita dall’essere umano con pezzi meccanici privi di vita.

Mamoru Oshii dirige questo lungometraggio ponendo interrogativi continui allo spettatore, mostrando delle cose ovvie che proprio per la loro natura potrebbero lentamente scomparire nell’evoluzione dell’uomo. L’essere umano non dovrebbe usare la sua vita indirizzandola al conseguimento di “un’azione” che lo faccia ricordare dopo la morte, non dovrebbe ambire solamente di essere inserito in una memoria collettiva (nel film la rete nella nostra realtà la storia), quando ha il potere di creare un proprio discendente donandogli la vita, il libero arbitrio e la possibilità di portare nel futuro il patrimonio genetico di un passato in costante evoluzione.

Quindi ecco che il cammino della singola esistenza non si valuta più sulle azioni passate, ma bensì sulla costruzione di un futuro atto a tramandare la propria identità (lo spirito nel film, nelle religioni l’anima) creandola dall’unione di due diversi individui, dalla quale ne uscirà un terzo che porterà nel futuro ricordi, non più solamente mnemonici, divenendo così una continuazione dell’uomo genitore dopo la morte. Il concetto più semplice come spesso accade ha bisogno di una spiegazione complicata, proprio come un albero genealogico “Ghost In The Shell” tenta di ricostruire e comprendere la natura dell’animo umano, un percorso di luci ed ombre, fatto di silenzi, solitudini e confusioni repentine al quale non si può rimanere indifferenti.

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“Ghost In The Shell” tenta di ricostruire e comprendere la natura dell’animo umano, un percorso di luci ed ombre, fatto di silenzi, solitudini e confusioni repentine al quale non si può rimanere indifferenti.
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  1. Il film a cui le sorelle Wachowski devono la loro carriera, lo hanno letteralmente depredato ma resta ancora avanti, malgrado ora sia retro-futurista 😉 Cheers

    1. I Wachowski (che sono gli unici/uniche registe per cui ho bisogno del copia/incolla per scrivere il loro cognome) hanno pescato molto anche da Neuromante di Gibson, ma sono riusciti a elbaroare il tutto a loro modo. GITS è una pellicola fondante, un classico senza tempo.

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