Dragged Across Concrete

“Dragged Across Concrete” che in Italia guadagna il sottotitolo “Poliziotti al limite” è la terza pellicola scritta e diretta da Steven Craig Zahler, regista che ci ricorda come sia ancora possibile fare un poliziesco dall’anima classica in un cinema sempre più imbolsito da immagini soverchianti. “Dragged Across Concrete” incrocia le vite di due poliziotti, interpretati da Mel Gibson e Vince Vaughn in grande spolvero, con quelle di un gruppo di rapinatori e degli autisti ingaggiati da questi per fuggire da una banca dopo il furto di un carico d’oro. Tutti desiderosi di mettere le mani sul carico d’oro, si ritroveranno nel bel mezzo di uno stallo alla messicana da cui non sarà semplice uscire.

“Dragged Across Concrete” affonda le sue radici nel marcio di una società incapace di aggiornare valori umani alla frenesia moderna…

Dragged Across Concrete

Storia semplice e assolutamente lineare quella scritta e diretta da Zahler, stupisce per lucidità narrativa, uso della violenza e scelta dei tempi narrativi tipici del poliziesco classico e non di quello ritmato tipico delle produzioni anni ’90. “Dragged Across Concrete” si prende il tempo necessario per costruire i suoi personaggi, i loro problemi ed emozioni, perché è importante capire come mai un uomo arrivi a prendere determinate decisioni.

La città che fa da sfondo non è viva e pulsante come nei noir metropolitani di Michael Mann, ma funziona perfettamente come scenario su cui muovere gli eventi. Il film del regista americano non scende a facili compromessi per amicarsi il pubblico, anzi il rigore con cui tratteggia i propri personaggi e il realismo drammatico della messa in scena (si pensi alla rapina in banca o nel supermarket), spiazzeranno coloro che si aspettano un poliziesco sulla scia di “Arma Letale” o un heist movie tipo “Inside Man”.

Dragged Across Concrete

“Dragged Across Concrete” affonda le sue radici nel marcio di una società che non riesce più a distinguere i buoni dai cattivi, incapace di aggiornare valori umani alla frenesia moderna, fatta di condivisioni social strumentalizzate (nel film i poliziotti vengono sospesi per abuso di violenza a causa di un filmato preso con un cellulare), persone che faticano a trovare un equilibrio tra la vita in famiglia e quella sul luogo di lavoro (istantanea indimenticabile e folgorante messa a fuoco tramite il personaggio di Jennifer Carpenter), altre costrette alla criminalità perché impossibilitate ad ambire a qualcosa di diverso in quanto certe occasioni non sembrano gravitare attorno a loro.

Dragged Across Concrete

Un racconto di vite perennemente in bilico, che credono di essere libere, ma che invece come un pesce in una rete, più cercano di scappare più si ritrovano imprigionate senza via di fuga. Tempi dilatati al limite della sopportazione conducono “Dragged Across Concrete” verso un finale teso, imprevedibile e crudele, che vedono la messa in scena cristallina di uno stallo alla messicana, che è anche metafora dei personaggi stessi, costantemente bloccati nelle loro esistenze senza possibilità di redenzione alcuna, senza sogni a cui aspirare o un futuro da costruire.

Poliziesco dai forti connotati sociali e sottotesti politici, il film di Steven Craig Zahler è la conferma di un talento che in questo caso sembra aver fuso la lucidità di Don Siegel con l’impegno sociale delle pellicole di Sidney Lumet. “Dragged Across Concrete” non riesce a scalare la vetta e diventare un film imprescindibile, ma è la dimostrazione lampante che il cinema ha bisogno di raccontare nuove storie, ripartendo da basi solide e reali, perché i racconti più incredibili nascono dal quotidiano d’ognuno di noi.

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3.5
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