Don’t Worry Darling

Don’t Worry Darling – Una confezione vuota e lucente

Secondo film da regista per l’attrice Olivia Wilde che con questo “Don’t Worry Darling” alza decisamente l’asticella delle proprie ambizioni. Dopo un esordio scoppiettante con la commedia “La rivincita delle sfigate”, la regista americana cambia completamente genere abbracciando il thriller psicologico, forte di una sceneggiatura che mescola abilmente temi, ambientazioni e colpi di scena. Per realizzare la sua seconda opera la Wilde si affida ad un cast tecnico e artistico di prim’ordine dove svettano tra i tecnici Matthew Libatique (“Il Cigno Nero”) alla fotografia e Affonso Gonçalves (“Carol”) al montaggio. Gli attori impegnati non sono da meno e oltre alla Wilde, troviamo l’ex One Direction Harry Styles, un sempre bravo Chris Pine, ma soprattutto l’anima trascinante dell’intero film Florence Pugh.

Don’t Worry Darling

In “Don’t Worry Darling” la giovane casalinga Alice (Pugh) vive assieme al marito in un’isolata comunità anni ’50. Tutto sembra perfetto in quel luogo fuori dal tempo, ogni mattina Alice saluta Jack (Styles) che va a lavoro e dopo aver sbrigato le faccende di casa, si dedica allo svago in compagnia delle vicine di casa. Tutti gli uomini lavorano allo sviluppo segreto di “materiali avanzati” in quello che viene chiamato il progetto Victory. Quando un’amica di Alice si toglierà la vita, inizierà a indagare su cosa possa nascondersi sotto quella patina di benessere sociale. Più Alice andrà a fondo scoprendo la verità, più la sua vita precipiterà in un incubo da cui sembra impossibile uscire.

Don’t Worry Darling

Al secondo film come regista Olivia Wilde conferma una lucidità invidiabile nella cura del racconto e, soprattutto, nella qualità della messa in scena. La cosa che convince maggiormente in “Don’t Worry Darling”, oltre alla prova incredibile di Florence Pugh, è sicuramente lo stile visivo portato sullo schermo per trascinare lo spettatore nell’incubo della protagonista. La regia è sempre perfettamente centrata sulla narrazione e scandisce un ritmo perfetto per la storia che vuole raccontare, ma anche per i temi che vuole trattare. Trattandosi di un thriller psicologico ambientato in un mondo utopico in cui le donne di fatto sono la stampella dei rispettivi mariti, sfociare nella retorica spicciola era alquanto semplice.

Don’t Worry Darling

Ma “Don’t Worry Darling” evita tutto questo mantenendo l’attenzione sulla lenta e inesorabile discesa nella pazzia in cui finisce la protagonista. In più punti la pellicola ricorda da vicino “Allucinazione Perversa” di Adrian Lyne, che si mescola sapientemente con la fantascienza anni ’70 de “La fabbrica delle mogli” di Bryan Forbes. Ancora una volta il cinema ragiona sulla rottura del sogno (Americano?), che inevitabilmente riconduce ad una realtà ben diversa una volta crollata la facciata di apparenza. Il film di Olivia Wilde però fallisce, ridimensionandone le ambizioni, quando tenta la riflessione sociale sulla realtà odierna.

Don’t Worry Darling

In quello che è il colpo di scena che ridisegna tutti i rapporti di forza tra la protagonista e il suo illusorio mondo, “Don’t Worry Darling” decide di trasformarsi in “semplice” spettacolo, relegando al fuori campo nella mente dello spettatore il compito di costruire i pezzi mancanti di un puzzle chesarebbe stato più interessante e feroce, ma che rimane solamente suggerito per preferire quello completo e patinato proposto dalla cittadina del progetto Victory. Vista la meticolosità e la cura riposta nella realizzazione del suo film, questa è una scelta, sicuramente discutibile, ma anche assolutamente voluta, che trasforma “Don’t Worry Darling” in un titolo piacevole, ma troppo superficiale per andare oltre il semplice intrattenimento.

Dove Vedere Don’t Worry Darling
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Don’t Worry Darling
2.5
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