Domino

Domino – Testa vivi. Croce…

Nel 2006 arriva l’ultima fatica del regista inglese Tony Scott (Nemico Pubblico). Dopo aver raccontato la vendetta metropolitana con “Man on fire”, decide di cimentarsi in un film biografico, ed eccolo a raccontarci per immagini la vita di Domino Harvey ex modella divenuta cacciatrice di taglie, famosa negli States grazie ad un reality show con protagonisti lei e soci in azione. Probabilmente questo personaggio era l’unico di cui Scott avrebbe potuto dirigere la biografia, la ragazza, deceduta prima della fine delle riprese, neanche a farlo apposta è la versione reale della personalità tipica dei protagonisti dei film del cineasta.

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Se ci guardiamo indietro, alle pellicole sperimentali di inizio carriera, è innegabile non notare come la quasi totalità dei personaggi portati su celluloide da Scott siano personalità “dannate”, destinate a cadere sempre più nell’oscurità  nonostante gli attimi di gloria conquistati. Ecco quindi Domino, outsider fin da bambina, incapace di trovare una propria posizione nella società dalla morte del padre/attore Laurence Harvey, la vediamo quindi abbandonare la sua carriera di modella con la stessa semplicità con cui lascerà la propria istruzione, iniziando la sua escalation da cacciatrice di taglie assieme a Ed Mosbey (Mickey Rourke) e Choco (Edgar Ramirez).

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Da li in poi la sua lenta strada di successi la porterà ancora una volta alla perdita di tutto quello che amava ed in cui credeva. Tony Scott mette in scena tutto il suo armamentario migliore, dal montaggio serrato, alle riprese ad angolazioni multiple, senza dimenticarsi di curare la colonna sonora, per creare un blockbuster cinico, cupo e violento. La vita di Domino Harvey sceneggiata da Richard Kelly (Donnie Darko) viene sparata a velocità da capogiro sullo schermo dal regista inglese, trasformando un classico biopic in un fumettone che non si risparmia nulla.

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Scott non si tira indietro quando deve essere esplicito, come non ha paura di giocare con sbalzi temporali per mantenere viva l’attenzione dello spettatore, la sceneggiatura evita volutamente alcune parti “oscure” della protagonista con il risultato voluto, ed ottenuto, di trasformare in leggenda le gesta della sexy bounty hunter. A supportare la storia troviamo un cast composto dalla bellissima Keira Knigthley (Ragione e Sentimento) disinvolta nei panni della donna maschiaccio, un Mickey Rourke (Angel Heart) che si è cucito addosso il suo personaggio alla perfezione, Edgar Ramirez che ha lo sguardo indiavolato e freddo quanto basta per rendere credibile “Choco”, ed infine dei comprimari che vanno dalla sempre splendida Jaqueline Bisset al caloroso Delroy Lindo.

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Il vero problema di un film come “Domino” sta nel suo creatore, Tony Scott che come detto sopra non risparmia nulla del suo “armamentario” classico, ed è qui che cade in fallo. Purtroppo alla lunga la pellicola rischia di diventare ridondante, relegando lo spettatore alla noia, ma questo è forse il dilemma che hanno tutte le pellicole di questo cineasta. Quindi diviene veramente difficile trarre un giudizio in merito al risultato ottenuto. Da un lato troviamo tutto quello che caratterizza il cinema del regista inglese, ma per molti questi elementi sono le sue peggiori abitudini.

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Proprio come la filosofia di vita del protagonista anche il gradimento di questa pellicola va, probabilmente lasciato al caso: testa o croce? Chi scrive invece senza tanti giochetti può solamente dire di essersi divertito durante la visione frastagliata della vita di “Domino Harvey”, nonostante questa si presenti con il suo fascino in una pellicola lungi dall’essere perfetta.

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