Die Hard Vivere o Morire – Vecchie conoscenze
Ci sono voluti 12 anni perché sugli schermi dell’immaginario cinematografico arrivasse “Die Hard Vivere o Morire”, nuova avventura del rocambolesco poliziotto John McClane, autentica icona della rinascita del cinema d’azione degli anni ’80. Questa volta come nel ’95 gli amanti dello “sbirro duro a morire” troveranno di che divertirsi, dato che di botti, inseguimenti e sagace umorismo ve ne sono in abbondanza. In questo nuovo episodio troviamo John McClane (Bruce Willis) costretto a fermare dei terroristi informatici, i quali impossessatisi del controllo di tutti i servizi della nazione ne minacciano il collasso.
Ecco quindi che quella che doveva essere una semplice scorta di un giovane hacker (Justin Long), diverrà una battaglia da combattere assieme a quest’ultimo per fermare il criminale Thomas Gabriel (Timothy Olyphant) salvando così la nazione assieme a sua figlia, Lucy McClane (Mary Elizabeth Winstead), presa come ostaggio. La saga di “Die Hard” ha sempre avuto al centro un’uomo comune con un forte senso del dovere, messo ad affrontare situazioni estreme, non tanto per spirito eroico (McClane è uno degli anti-eroi per eccellenza) ma per costrizione degli eventi.
Questo è da sempre (e vedendo i risultati di questo nuovo episodio potrebbe esserlo ancora per molto) il punto di forza, grazie al quale anche il più staccato degli spettatori si ritrova in un’attimo ad immedesimarsi nei panni del poliziotto newyorkese, accettando quello che gli appare sullo schermo anche quando questo spesso e volentieri ha il sapore dell’improbabilità. “Die Hard Vivere o Morire” impara la lezione dei precedenti capitoli ed ingrandisce ancor di più gli spazi, dopo il grattacielo del primo capitolo, l’aeroporto del secondo, alla New York del terzo, questa volta l’avventura di McClane sale ancora in altezza vedendolo impegnato a girare per la nazione intera nel tentativo di salvarla.
Prendendo lo spunto da un articolo di un giornale lo sceneggiatore Mark Bombaci “Die Hard Vivere o Morire” costruisce un’avventura divertente che non svecchia il personaggio nato negli anni ’80, ma lo porta nel 2007 mostrando che nonostante sia invecchiato e che i suoi metodi sembrino poco ortodossi, vanno ancora bene dato che dietro a qualsiasi atto criminale c’è sempre e comunque un altro uomo. Il regista Wiseman dal canto suo non fa nulla per modificare il personaggio (tranne levargli di dosso la mitica canotta bianca).
Anzi lascia a Willis il compito di tenerlo come è sempre stato preoccupandosi così di infarcire la pellicola con sequenze d’azione sempre più incredibili. Dopo una partenza non proprio convincente, il regista americano inizia ad accelerare i ritmi, unendoli ad un Willis in gran forma ed a suo agio nel personaggio formano un mix di adrenalina e divertimento che non mancherà di coinvolgere chiunque, esaltando i fan del personaggio e convincendo anche chi cercava del sano divertimento.