Déjà Vu – L’amore cambia la vita.
In “Déjà Vu” l’agente dell’ATF Carlin (Denzel Washington) sta indagando in mezzo alle ceneri rimanenti dovute all’esplosione di un traghetto carico di passeggeri a New Orleans. In seguito al ritrovamento del cadavere di una vittima alla quale apparteneva il veicolo contenente una bomba, scoprirà come in realtà non si trattasse di un’incedente ma bensì di un’azione terroristica pianifica ed eseguita con estrema freddezza. Proseguendo con le indagini l’agente dell’FBI “V” (Val Kilmer) offrirà a Carlin di poter osservare qualsiasi evento accaduto quattro giorni prima dell’attentato, grazie ad una strana macchia che riesce a ricostruire qualsiasi evento passato.
L’indagine svelerà la vera identità della ragazza morta e del terrorista, ma quando Carlin scoprirà che grazie a quel macchinario può cambiare il corso degli eventi e salvare la ragazza, rischierà la sua vita per farlo. A chi scrive Tony Scott piace molto quando sperimenta come in “Man on Fire”, meno quando eccede come nel biografico “Domino”, però di sicuro esalta quando trova il perfetto equilibrio narrativo creando come in questo caso grande intrattenimento, un po’ banale ma che riesce a non stancare ed a emozionare per tutta la sua durata. Nelle due ore vedremo l’eroe solitario in cerca di riscatto, tipico dei film di Scott, rischiare tutto per salvare delle vite, ma soprattutto per dare uno scopo alla propria.
Girato nella New Orleans post Katrina, la telecamera di Scott è secca e rapida nei movimenti, scevra degli eccessivi barocchismi dei suoi due precedenti film, tutto è sobrio asciutto e il sapore di già visto rimane ben distante dalla pellicola. “Deja Vù” ha il gran merito di essere un film di fantascienza che dopo tanto tempo non ha un protagonista in fuga da un passato che lo vuole vedere morto, ma bensì un’uomo a cui resta solo un passato non vissuto come ultima speranza a cui aggrapparsi. In pellicole come “Minority Report” la continuazione e l’importanza della vita è vista in prospettiva al futuro che spetta al protagonista, qui nel film del regista inglese avviene il contrario.
Annullando completamente il presente la possibilità di vivere un futuro passa solo attraverso la modificazione del passato, non sono più le azioni compiute da un determinato punto in avanti a costruire l’avvenire, ma bensì la modifica dei fatti già avvenuti, si badi modifica. In pratica il protagonista decide di costruire la sua vita utilizzando la conoscenza dell’accaduto e non in relazione all’incerto quotidiano, questo tema complicato più da spiegare piuttosto che da assorbire, viene perfettamente interiorizzato all’interno di una trama alla quale il thrilling si mischia perfettamente con l’azione ed una spruzzatina di melò.
Il merito va tutto al gruppo di sceneggiatori che hanno dosato colpi di scena ed avanzamento della storia con gusto, riuscendo così a non annoiare lo spettatore con botti ed esplosioni ad ogni occasione. Il risultato è un film teso e ben interpretato da tutti i vari attori, diretto in maniera solida da un Tony Scott che ha ritrovato la compattezza visivo-narrativa sparita dai tempi di “Spy Game”. Non resta che sedersi e godersi lo spettacolo, il quale in questo caso vale veramente il prezzo del biglietto.