Clerks 2 – Ritorno a casa
Guardare “Clerks 2” di Kevin Smtih (In Cerca di Amy) è come passare una giornata in compagnia di amici che non si vedevano da tempo. Sono passati dieci anni dal primo e bellissimo “Clerks” dove un atipico, per l’anno di uscita, bianco e nero ci aveva fatto conoscere tutta una serie di personaggi strambi ma allo stesso tempo adorabili ed indimenticabili. Dante (Brian O’Halloran) ragazzo in cerca di un equilibrio in amore e commesso del Quick Stop, Randall (Jeff Anderson) anche lui commesso, di una videoteca però, costantemente alla ricerca di qualcosa che gli possa piacere. Fuori dai due negozi trovavamo Jay e Silent Bob (rispettivamente Jason Mewes e Kevin Smith) altra coppia di amici che per vivere spacciano marijuana.
Ora a dieci anni di distanza ritroviamo ancora le quattro figure ma con una differenza, non c’è più il Quick Stop, per cui Dante e Randall si ritrovano a lavorare in un fast food, Jay e Silent Bob continuano a spacciare ma si sono trasferiti anche loro nel nuovo luogo di lavoro degli altri due. Ma il tempo passa per tutti e nessuno ha più vent’anni, i problemi sono diversi, l’amore e la vita viene vissuta ed apprezzata in modo decisamente nuovo, ed anche le nuove conoscenze come la bellissima Becky (Rosario Dawson) e il “particolare” Elias (Trevor Fehrman) sono “schiave” della loro età e dei tempi.
“Clerks 2” proprio come il primo costruisce il suo film unendo con gusto un sacco d’intermezzi comici e cinici, mescolandoli questa volta anche con qualche citazione a classici del cinema moderno, ma anche passato. I dialoghi sono taglienti e scorretti come quelli di dieci anni prima, ma qualcosa è cambiato, tutto sembra simile ma un particolare differisce: il colore. Questo seguito abbandona il bianco e nero per sposare i colori e l’uso che ne fa è del tutto incredibile. Kevin Smith non crea una nuova atmosfera, ma continua semplicemente quella del primo film, raccontando in questo una parentesi dei due amici semplicemente diversa ed obbligatoria, ovvero il passaggio all’età adulta.
Si perché si può essere teen ager anche a trent’anni, ma tanto prima o poi arriva per tutti il giorno in cui bisogna decidere se cambiare oppure rimanere attaccati alla propria identità, arrivati alla fatidica domanda la cosa migliore da fare è scorrere indietro il tempo ripensando a tutti i momenti vissuti e con chi. Una volta fatto ciò bisogna mettere sulla bilancia quello che si vuole veramente ed anche ciò che il futuro sta servendo sul piatto. Per quel che riguarda questa avventura colorata dei commessi più famosi del mondo, siamo contenti che alla fine ritorni il bianco e nero. Un cerchio che diviene un loop tra passato e futuro, tra momenti allegri e tristi, ma tutti da ricordare.