Angel Heart

Angel Heart – Ascensore per l’inferno

Angel Heart – Ascensore per l’inferno: il cult dimenticato di Alan Parker

Ci sono film che, con il passare degli anni, finiscono per essere dimenticati. Angel Heart – Ascensore per l’inferno, diretto da Alan Parker nel 1987, è uno di questi. Un destino curioso, considerato che la pellicola incarna perfettamente tre elementi che contribuiscono spesso all’oblio: un regista noto per altri film iconici, un attore protagonista caduto in disgrazia, e un genere – il thriller noir con sfumature horror – che col tempo è stato sovraesposto.

cult

Quando si pensa ad Alan Parker, il pensiero corre subito a titoli come The Wall, Saranno Famosi o Mississippi Burning – opere di forte impatto culturale e sociale. Di certo non viene subito in mente un film noir soprannaturale con Mickey Rourke protagonista. Eppure, è proprio questa anomalia stilistica a rendere Angel Heart un oggetto cinematografico unico.

Il primo fattore di “dimenticanza” è sicuramente Mickey Rourke. La parabola discendente della sua carriera ha contribuito a far calare l’interesse attorno a molti suoi lavori, Angel Heart incluso. Il secondo riguarda il genere: nel 1987, anno di uscita del film, il cinema era dominato dagli action heroes muscolari e ironici. Era l’epoca d’oro di McTiernan e Shane Black, ben lontana dai toni cupi e lenti del thriller paranormale. Eppure, proprio in questo contesto dissonante, Angel Heart riesce a distinguersi e, col tempo, a diventare un film cult grazie alla distribuzione home video e al passaparola.

Trama di Angel Heart: tra noir e occultismo

Il film ci porta nel 1955, seguendo le indagini del detective privato Harold Angel (interpretato da Mickey Rourke), assunto da un cliente misterioso – Louis Cyphre, interpretato da un inquietante Robert De Niro – per ritrovare il cantante scomparso Johnny Favourite. Man mano che l’investigazione procede, la realtà inizia a sgretolarsi attorno al protagonista, mentre una serie di omicidi inspiegabili iniziano a susseguirsi, portando la polizia a sospettare proprio di lui.

Angel Heart – Ascensore per l’inferno

Il viaggio di Harry Angel parte da New York e si sposta progressivamente verso il Sud degli Stati Uniti, fino alla torrida e mistica Louisiana. Qui, il detective si troverà faccia a faccia con una verità sconvolgente, destinata a cambiare per sempre la sua esistenza.

Mickey Rourke, Robert De Niro e Lisa Bonet: un cast fuori dagli schemi

Rourke offre una delle sue interpretazioni più intense, vestendo i panni di un antieroe per cui si prova inizialmente empatia, ma che col passare del tempo suscita sempre maggiore inquietudine. Un crescendo emotivo che trova compimento in un finale a sorpresa, oggi forse prevedibile, ma ancora potente dal punto di vista narrativo.

Angel Heart – Ascensore per l’inferno

Robert De Niro, seppur presente in poche scene, domina la pellicola con un personaggio ambiguo e magnetico, inserito con maestria da Parker in punti chiave della trama. Da citare anche la performance di Lisa Bonet, che veste i panni di una dark lady fuori dai canoni: sensuale, misteriosa, ma anche fragile e autentica.

Un film che resiste al tempo

A distanza di quasi quattro decenni, Angel Heart – Ascensore per l’inferno sorprende ancora per la sua eleganza visiva. Ambientato negli anni ’50, il film sfrutta appieno l’estetica retrò per costruire un mondo affascinante, reso ancor più potente dalla fotografia di Michael Seresin e dalle musiche evocative di Trevor Jones. Il ritmo lento, tipico del noir, contribuisce a creare un’atmosfera sospesa e senza tempo.

Angel Heart – Ascensore per l’inferno

Il merito di Alan Parker è proprio questo: dirigere con mano sicura una pellicola che affronta temi scomodi come religione, occultismo e incesto, senza cedere a facili moralismi o soluzioni consolatorie. Il finale non offre redenzione, ma lascia un senso di angoscia che continua a risuonare anche dopo i titoli di coda.

Conclusione: Angel Heart è un cult, non un capolavoro

Angel Heart non è un film perfetto. Alcuni passaggi possono sembrare oggi datati, e il colpo di scena finale ha perso parte del suo impatto. Tuttavia, resta un’opera affascinante, coraggiosa, e capace di lasciare il segno. Non un capolavoro, forse, ma sicuramente un cult intramontabile che merita di essere riscoperto.

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CONCLUSIONI
Angel Heart non è un film perfetto. Alcuni passaggi possono sembrare oggi datati, e il colpo di scena finale ha perso parte del suo impatto. Tuttavia, resta un’opera affascinante, coraggiosa, e capace di lasciare il segno.
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VOTO
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