“Alien Romulus” – Un viaggio spaventoso tra ricordi e nuovi brividi
All’inizio della visione di Alien Romulus ci si sente subito appagati. Il regista Fede Alvarez, insieme allo sceneggiatore Rodo Sayagues, ha realizzato una pellicola che strizza l’occhio al cuore dei fan di lunga data in molteplici occasioni. L’ultima fatica del regista uruguaiano è infatti un film lucido e diligente, estremamente attento al materiale che deve sia rispettare sia svecchiare. Settimo capitolo della saga dedicata all’alieno ideato da Dan O’Bannon e Ronald Shusett, escludendo i due spin-off con Predator, Alien Romulus ha il difficile compito di ringiovanire l’intero franchise e di ristabilire un legame con i fan storici, delusi dagli ultimi episodi di Ridley Scott, eccessivamente criticati dal pubblico.
Per riuscirci, Alvarez e Sayagues hanno studiato ogni minuto delle pellicole precedenti, dalle più amate alle più disprezzate, individuando i punti di forza e scartando gli elementi criticabili. Partendo da questa compilation di momenti iconici e passaggi salienti, hanno lavorato di cesello fino a ottenere Alien Romulus: un film riuscito, sebbene meno coraggioso e personale di quanto ci si potesse aspettare.
Ambientato temporalmente tra il primo Alien e il suo seguito Aliens, Romulus segue le vicende di un gruppo di giovani operai che vogliono fuggire dal pianeta minerario in cui sono bloccati. Nonostante l’impossibilità apparente causata dalla mancanza di fondi e da una burocrazia corrotta, si presenta loro l’occasione di una nuova vita quando trovano il relitto di una nave contenente capsule criogeniche, indispensabili per affrontare il lungo viaggio di nove anni verso la libertà. Entrati nella stazione spaziale abbandonata “Romulus”, scopriranno presto, a loro spese, cosa è accaduto all’equipaggio, dando inizio a una lotta per la sopravvivenza.
Alien Romulus funziona molto bene nella sua prima parte, per poi iniziare lentamente a cedere il passo nei momenti in cui dovrebbe intrattenere di più. La messa in scena di Alvarez è estremamente funzionale al racconto e combina la struttura del film del 1979 con la scala più ampia del secondo capitolo diretto da James Cameron nel 1986. Ogni momento di Romulus è pensato per offrire uno spettacolo preciso, dedicato ai fan e a chiunque desideri godersi un horror sci-fi ricco di azione. Da questo punto di vista, non si può certo recriminare nulla al lavoro svolto dal regista e da tutto il cast artistico e tecnico.
Dove Alien Romulus mostra i suoi limiti è sicuramente nella mancanza di personalità. Paradossalmente, alla pellicola manca quello slancio creativo che si può trovare anche negli episodi meno riusciti della saga (come ad esempio Alien 3 di David Fincher). Questo è un vero peccato, soprattutto alla luce di una miscela sapiente di elementi realizzata con grande cura. A Alien Romulus manca infatti almeno una sequenza capace di renderlo memorabile e di trasformarlo in un cult nel tempo, poiché sembra troppo impegnato a riplasmare i momenti iconici dei film precedenti.
Certo, si tratta anche del capitolo che maggiormente rispetta l’essenza della saga dai tempi di Aliens, ma questo non basta a farlo emergere come uno dei più importanti o indimenticabili, sia in positivo sia in negativo. Tuttavia, il finale aperto lascia ben sperare per un eventuale seguito: la base di partenza è di notevole qualità e potrebbe ora camminare sulle proprie gambe, senza più bisogno di appoggiarsi ai capisaldi del passato.