Drew Goddard infatti con un occhio a Tarantino e un altro al cinema giallo di un tempo, mette in scena con dovizia e precisione un film che auspica a essere un outsider produttivo capace di ritagliarsi un proprio spazio forte della sua personalità stilistico/narrativa.
Spacciandosi per un razzista bianco, un poliziotto afroamericano s’intrufolerà tra le fila del Ku Klux Klan locale, costringendo un suo collega ebreo a spacciarsi per lui quando dovrà incontrarne i membri.
Una storia che riporta il cinema americano indietro di 40 anni se non di più, riproponendo la dicotomia USA/Russia in stile guerra fredda difficilmente può essere interessante, “fresco”
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