Arthur Fleck è un aspirante comico che lavora come clown per una società di animazione. La sua vita e divisa tra il sogno di un successo, un lavoro che non lo appaga, una madre di cui prendersi cura. Arthur è una persona che possiede un singolare disturbo che lo porta a ridere in modo incontrollato quando dentro di lui si scatenano forti emozioni.......
Adam Bell è un insegnante di storia. La sua vita è divisa tra lavoro e il rapporto con una fidanzata che fatica a comprendere. Una sera su consiglio di un collega noleggerà un film. Guardandolo si rende conto che uno degli attori è perfettamente uguale a lui nell’aspetto. Quella che all’inizio sembra una curiosità si trasformerà presto in una ossessione che porterà i due ad incontrarsi.
Quarto film cinematografico diretto da Luc Besson che trova un perfetto equilibrio tra componente narrativa e visiva. Storia di una relazione “impossibile” tra un uomo e una ragazza, “Léon” inizia come un thriller tesissimo regalando una sequenza di apertura al fulmicotone, lasciando il posto a un racconto di formazione a parti invertite.
Drew Goddard infatti con un occhio a Tarantino e un altro al cinema giallo di un tempo, mette in scena con dovizia e precisione un film che auspica a essere un outsider produttivo capace di ritagliarsi un proprio spazio forte della sua personalità stilistico/narrativa.
Il cinema ritrova la tematica del viaggio, la strana coppia che strappa risate (amare) all’inizio e commozione alla fine, ma soprattutto il percorso che cambia la percezione di ogni cosa
Spacciandosi per un razzista bianco, un poliziotto afroamericano s’intrufolerà tra le fila del Ku Klux Klan locale, costringendo un suo collega ebreo a spacciarsi per lui quando dovrà incontrarne i membri.
“Bohemian Rapsody” si rivela ben presto un film di forma più che di sostanza (cosa spiacevole visto il potenziale derivato dalla storia della band inglese), dove si è preferisce dare un ritmo serrato agli eventi raccontati in modo da nascondere la totale mancanza di profondità del racconto.
"Roma” è sicuramente il film migliore del regista messicano, che seppur completamente opposto alle grandi produzioni precedenti come “Gravity” o “I Figli degli uomini”, mette in scena una storia che sembra un flusso di memoria a ruota libera prima di ogni altra cosa, con una eleganza e maestosità che raramente si sono viste al cinema negli ultimi anni.
Negli anni in cui tutto si consuma nel momento in cui finisce, il vero miracolo compiuto da Cooper con “A Star Is Born” è far continuare il sogno. Arrivati alla fine non ci resta che rivolegere al film le stesse parole che Jack pronuncia a Ally: “Volevo guardarti ancora una volta”.
Nel mondo di “Fight Club” non esiste alcun tipo di redenzione per una società che si sta lentamente alienando. Il thriller diretto da David Fincher, tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, è il cupo manifesto di un mondo in cui il corpo sta per essere rimpiazzato da un oggetto, dove i sentimenti non contano e il cuore ha meno importanza di un divano.
Dogman – Dure emozioni C’è un luogo in Italia sospeso fuori dal tempo, una bolla lontana da un vivere “moderno”....
A beautiful day – Serio e sincero In “A beautiful day” Joe (Joaquin Phoenix) è un ex militare in piena...