The Pale Blue Eye

The Pale Blue Eye – Pacato con stile

Terza collaborazione tra il regista americano Scott Cooper e l’attore britannico Christian Bale, che incrociano tornano a lavorare assieme dopo “Il Fuoco della vendetta” e “Hostiles: ostili”. Tratto dal romanzo omonimo di Louis Bayard “The Pale Blue Eye” ci riporta nell’America del 1830, in un’epoca in cui scienza e folclore ancora convivevano tra loro e il paese è ancora scosso da lotte interne per il comando su determinati territori. Qui nel bianco invernale dello stato di New York Cooper ci trasporta all’interno di un’indagine messa in scena con un’attenzione invidiabile per la ricostruzione d’epoca, che crea l’atmosfera attraverso il vuoto prima che dalle azioni.

The Pale Blue Eye

“The Pale Blue Eye” inizia con l’omicidio di un cadetto all’accademia di West Point. Istituto la cui credibilità e necessità è messa in dubbio dall’attuale governo, in quanto ritenuta baluardo di un’epoca passata che fatica a integrarsi con una società in continuo cambiamento. Per curare l’indagine viene convocato Augustus Landor (Christian Bale), celebre investigatore ritiratosi dopo alcuni drammi famigliari. Ad aiutarlo nel suo lavoro il cadetto Edgar Allan Poe (Harry Melling), ragazzo intelligente e solitario, che supporterà l’indagine dall’interno dell’istituto stringendo relazioni con alcuni studenti. Il tempo a loro disposizione è poco e già un secondo omicidio si è consumato nel frattempo, cosa che conferma la teoria che l’assassino sia una figura molto vicina all’accademia.

The Pale Blue Eye

Pacato ed estremamente misurato, senza mai una vera svolta ad effetto (pur non mancandola assolutamente), “The Pale Blue Eye” porta lo sguardo a indagare sull’immagine che contiene sempre indizi rivelatori, costantemente depistati dalle parole, dalla ricerca della ragione. La pellicola di Scott Cooper è uno spettacolo misurato, che mette sulle spalle del suo interprete principale il compito di trasportare l’immaginazione dello spettatore in un mondo che ormai è un passato remoto. Cinema fatto di recitazione e ambienti, prima che di azioni e reazioni, questo offre prima di tutto “The Pale Blue Eye”, uno spettacolo fuori tempo nei modi, ma attuale nello stile dell’immagine, che oggi rimarca la sua importanza come protagonista assoluta del racconto.

The Pale Blue Eye

Il film di Scott Cooper però paga la sua atmosfera narrativa sull’altare del coinvolgimento, forse troppo cerebrale per quello che in fin di conti rimane comunque una pellicola di genere. Seppur i colpi di scena non scarseggino, risulta difficile ad appassionarsi veramente a qualche personaggio così da poter abbandonarsi a quanto accade sullo schermo. La visione procede senza intoppi, ma anche senza particolari guizzi in grado di emozionare. Cooper in questo suo ultimo film dimostra di possedere una capacità tecnica tale da poter piegare a piacimento la narrazione, viene quindi da chiedersi perché, anche nella parte finale, non faccia mai esplodere il dramma sullo schermo servendolo allo sguardo grondante d’emozione.

The Pale Blue Eye

“The Pale Blue Eye” è un film a cui manca un centro, una scena madre direbbe qualcuno, che lo elevi dall’essere un buon prodotto di genere a gran film. Eppure da un cast di attori perfettamente calato nei rispettivi ruoli (nota d’onore a un ritrovato Robert Duvall), una cura tecnica sopra la media per titoli simili, non bastano a farne un grande film d’intrattenimento. Forse non era nemmeno l’intento del cineasta americano, ma allora è lecito chiedersi a chi si volesse realmente rivolgere con questo suo ultimo lavoro. “The Pale Blue Eye” magari manca il centro del bersaglio, ma ci va incredibilmente vicino e anche solo per questo merita una o più visioni.

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2.5
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