Pronti a morire

Pronti a morire – Un piacevole diversivo

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Non sono stati molto semplici gli anni’90 per Sam Raimi e questo “Pronti a morire” ne è sicuramente la prova. Nonostante molti dei titoli che lo hanno preceduto siano stati apprezzati dalla critica e anche dal pubblico, film come “Darkman” o “L’armata delle tenebre” delusero al box office. Questo costrinse il regista ad accettare tutta una serie di pellicole su commissione, che paradossalmente si rivelarono un’utile palestra su cui adattare il proprio stile a esigenze narrative e produttive imposte. Sarà proprio questo “Pronti a morire” ad inaugurare questa scia lavorativa, che lo porterà ad iniziare gli anni 2000 con quel “Spider-Man”, che cambierà per sempre il corso della sua carriera e anche dell’industria cinematografica statunitense.

Il film è un western atipico che tramite un pistolero donna in cerca di vendetta, Ellen (Sharon Stone), ci porta tra le strade di “Redempiton”, cittadina sotto il giogo dello spietato criminale John Herod (Gene Hackman). Questo vent’anni prima uccise il padre di Ellen, ed oggi lei torna per vendicarlo. Per fare questo decide d’iscriversi al torneo di pistoleri che si tiene ogni anno nella città, potendo così battersi all’ultimo sangue con Herod. Ma gli eventi non andranno come aveva pensato, costringendola a modificare il suo piano di vendetta.

– Chi sei tu?
– Una a cui hai rubato la vita!

Ellen

In “Pronti a morire” Sam Raimi rinuncia al pieno controllo sul risultato finale, ma non al suo stile visivo. Fortemente voluto alla regia da Sharon Stone, qui anche produttrice, per il regista americano questo film rappresenta anche la sua prima produzione ad alto budget. Per la prima volta si ritrova a lavorare con un pacchetto di star al massimo della popolarità, come la Stone o Hackman, o in ascesa, come Leonardo Di Caprio e Russel Crowe. La pellicola più che un film sul mito della frontiera sulla scia del cinema di John Ford, è un omaggio/parodia degli spaghetti western italiano. In “Pronti a morire” troviamo più di qualche strizzata d’occhio a registi come Leone o Corbucci. Anche la stessa caratterizzazione dell’ambientazione, una cittadina arida e polverosa comandata da un criminale, come pure di alcuni dei personaggi di contorno ricordano da vicino il cinema di genere italiano.

Se dal punto di vista del racconto la pellicola presenta più di qualche problema, per lo più legati ad alcune svolte del racconto non molto salde, il vero motivo d’interesse attorno al titolo sta nella messa in scena di Raimi. “Pronti a morire” è un film di mestiere, che si poggia su uno stile visivo che miscela sapientemente le necessità del Blockbuster, a piccoli momenti di anarchia visiva tipici anche delle precedenti pellicole del regista. Si pensi a come viene messo in scena lo scorrere del tempo e dei duelli nella prima giornata di scontri, o come sono realizzati quelli tra i personaggi principali per rendersene conto. Sam Raimi pur piegandosi alle meccaniche tipiche delle produzioni da Studios, non rinuncia alla propria personalità e questo rende “Pronti a morire” un titolo riuscito. Certo il film non va oltre ad essere un prodotto di buon e spensierato intrattenimento, ma non tenta mai di nasconderlo e questa sincerità lo eleva dal dimenticatoio dove sarebbe facilmente finito.

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Pronti a morire" è un film di mestiere, che si poggia su uno stile visivo che miscela sapientemente le necessità del Blockbuster, a piccoli momenti di anarchia visiva tipici anche delle precedenti pellicole del regista.
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