The Horde

The Horde – La frenesia del sangue

La storia di “The Horde” inizia con una vendetta. Un agente di polizia viene ucciso, ed un gruppo di colleghi sono pronti ad andare ad ammazzare il colpevole dell’omicidio direttamente nel suo covo, in un palazzo semidistrutto. Una volta arrivati sul posto da cacciatori si trasformeranno in prede e da lì a poco buoni e cattivi si ritroveranno costretti a collaborare per sopravvivere a un vero e proprio assedio, solo che fuori dalle mura dello stabile ci sono dozzine di morti viventi, pronti a tutto pur di potersi nutrire.

The Horde

L’opera prima dei registi francesi Yannick Dahan e Benjamin Rocher è una miscela di “28 giorni dopo” di Boyle e “Distretto 13” di Carpenter (guarda caso il palazzo dove si svolgono gli avvenimenti ha 13 piani), niente di più e niente di meno. A condire questo mix fatto di dialoghi (volutamente) stupidi troviamo un uso frenetico della macchina da presa e del montaggio, che va a nascondere il problema fondamentale della pellicola in modo egregio fino alla parte centrale, ossia la progressione per accumulo di eventi.

The Horde

Infatti, dopo un inizio che misurato e accattivante (seppur poco originale), i registi francesi scoprono presto le carte e iniziano a filmare per addizione di eccessi, svuotano completamente l’ambiente per iniettargli all’interno orde di morti viventi ogni qual volta il ritmo inizia a scendere. Questo non sarebbe minimamente un difetto se fosse supportato da una caratterizzazione dei personaggi ben fatta, ma purtroppo non c’è niente sotto la pelle dei protagonisti e le poche volte che la macchina da presa tenta di penetrali diventano macchiette (il più clamoroso esempio è il personaggio del vecchio ex militare, che è comunque meglio riuscito della poliziotta).

The Horde

“The Horde” è quindi una pellicola riuscita a metà perché manca di quel collante necessario per renderlo un b-movie a tutti gli effetti. Allo stesso tempo non riesce effettivamente a contenere gli eccessi dei due registi che nel tentativo di stupire, proseguono senza accorgersi che stanno riproponendo territori visivi già conosciuti dagli amanti del genere. Se Dahan e Rocher si fossero presi un po’ meno sul serio nella parte iniziale e avessero proposto qualcosa di più personale, questo “The Horde” sarebbe divenuto un vero gioiellino, ora invece si scorderà presto nella moltitudine di film dello stesso genere (che per fortuna sono pochi per cui il ricordo stagnerà un po’ di più).

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2.5
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