Lone Survivor

Lone Survivor – Patriotti in guerra

Ieri sera davanti a me due scelte, “12 anni schiavo” o “Lone Survivor”. Nonostante la curiosità di vedere il chiacchieratissimo film di Steve McQueen, per risollevarmi dalla noia cinematografica donatami la scorsa settimana da “Monuments Men”, ho optato per il film di Peter Berg, nella speranza di ritrovarmi con un prodotto di intrattenimento di buon livello. In effetti così è stato, l’unica cosa che mi ha colto impreparato è il livello di patriottismo americano di cui il film è intriso, persino Michael Bay sembra un novellino in confronto.

Lone Survivor

Qui se uno non sta attento quando si alza dalla poltrona rischia di ritrovarsi con la bandiera a stelle e strisce tatuata sul culo. Detto questo vediamo di parlare un pochino del film in questione. Peter Berg è ad oggi il regista militare moderno, ogni qual volta cerchi di staccare il suo cinema dalle missioni reali delle milizie armate statunitensi, esso proprio come un commando di uomini sotto assedio, inizia a disfunzionare e intraprendere le derive più disparate pur di arrivare al termine. Il regista di “The Kingdom” deve rimanere attaccato alla realtà, ha la necessità prima di raggiungerla con lo sguardo per poi immagazzinarla nella sua mente, in modo da rigettarla sotto forma di un cinema livido e muscoloso.

Lone Survivor

Con questa sua ultima pellicola il cineasta americano si cala tra i boschi del Afghanistan per raccontare la missione “Red Wings”, compiuta da un gruppo di Navy Seals nel 2005, confermando ancora una volta la sua predisposizione nel trasformare in immagini la dimensione del campo di battaglia. Quello di Berg è un racconto in tempo reale, dove i “cattivi” sono sempre più veloci dei “buoni”, dove il fuori campo si insegue attraverso un mirino da cecchino, unico vero occhio in grado di riportare la realtà come tale. 

Lone Survivor

“Lone Survivor” è prima di tutto una parabola sull’importanza del cameratismo, ed allo stesso tempo l’esaltazione del patriottismo. Berg non è interessato a raccontarci prima di tutto la battaglia, come fece Scott con “Black Hawk Down”, ma i rapporti di fiducia e rispetto tra commilitoni, pronti ad aiutarsi fino all’ultimo respiro del proprio animo, confezionando un film d’azione dove il viaggio visivo conta più dell’arrivo e funziona perfettamente a patto di essere interessati a questo cammino.

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2.5
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