I figli degli uomini

I figli degli uomini – C’è speranza per l’uomo?

Nel 2027 il mondo è all’inizio della fine. Le donne hanno perso la facoltà di procreare cancellando per la specie umana ogni speranza di futuro. La terra è sconvolta da rivolte e guerre, per i telegiornali le persone più importanti non sono più politici, uomini famosi o personalità di vario tipo, ma bensì gli ultimi giovani in vita. Nell’Inghilterra squarciata dalle lotte tra stato e ribelli Theo viene ingaggiato da questi ultimi per mettere in salvo Kee, una giovane ragazza che dentro se porta l’unico neonato degli ultimi vent’anni, nonché fonte di nuova vitalità per gli uomini della terra.

I figli degli uomini

Nel suo ultimo film Alfonso Cuaròn si cimenta con la fantascienza, andando a toccare due tra i temi più importanti del genere, il valore della progenie e la lotta tra scienza e religione. Per far questo sceglie di ambientare il film in un futuro, si apocalittico, ma non per questo molto dissimile da quello che si potrebbe avvicinare a noi tra un paio di anni. Nel film vediamo un’Inghilterra corrosa dall’inquinamento, da malattie alimentari (bellissimo il riferimento alla mucca pazza), ma soprattutto da gente che non avendo più bisogno del contatto fisico come necessità biologica, oltre che appagamento corporeo, distrugge di giorno in giorno il rapporto sociale diretto.

I figli degli uomini

Tutto è in caduta libera ne “I Figli degli uomini”, con la mancanza di un futuro tangibile alla popolazione rimane solo la fede nella religione, quando anche questa viene meno a quel punto resta soltanto il suicidio divenuto ormai legalizzato dallo stato. Il personaggio di Theo (Clive Owen) è disilluso, ha perso l’unico figlio a causa di una malattia e questo di conseguenza ha distrutto il suo matrimonio. Un personaggio pieno di rimpianti il quale scivola comunque su una società a cui non sente di appartenere. Sarà proprio Kee a fargli trovare la forza per levare quello strato di disincanto e riportarlo alla realtà, la quale gli riserva una crociata per salvare dall’autodistruzione umana l’ultima vita.

I figli degli uomini

La macchina da presa in tutto questo susseguirsi di eventi non è mai statica, al contrario segue tutti i suoi personaggi in auto, nei campi di battaglia, ovunque, come un’occhio imparziale, mostrando senza veli la stupidità umana e lo stupore delle persone di fronte alla vita, cosa talmente scontata quanto importantissima, proprio come un reporter il cui scopo ultimo prima di morire è far conoscere a tutti la storia di Kee. “I figli degli uomini” si muove con un ritmo da thriller in mezzo a fanatici di ogni tipo, dipinge la disumanizzazione in ogni sua forma.

I figli degli uomini

Ma soprattutto estremizza problemi che nei giorni nostri sono tangibili anche se ancora “marginali” quali l’immigrazione clandestina, le rivolte a scopi inutili e l’abuso dei poteri militari a scapito anche di persone indifese. In mezzo a questo futuro il regista messicano non dimentica mai la sua storia principale, nonostante la carne messa sul fuoco non sia poca, ad ogni tema viene dato il giusto spazio senza dimenticare mai nulla.

I figli degli uomini

Bellissima la scena in cui un Michael Caine in versione yuppie racconta la differenza tra “caso” e “fede”, come indimenticabile rimane il bellissimo finale avvolto dalla nebbia di un futuro che ritorna ad essere un mistero. Nonostante alcuni difetti, tra questi l’insistenza della colonna sonora, “I figli degli uomini” è una pellicola di facile digestione ma mai banale o superficiale. Se Cuaròn voleva far riflettere su alcune tematiche sicuramente può considerarsi soddisfatto, anche il più scettico di fronte alla storia non potrà rimanere insensibile ad essa. Ora tocca a noi costruire un futuro per i nostri figli, perché sono il bene più prezioso e non è giusto regalare loro un mondo che non vale la pena di essere vissuto.

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3.5
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