Byzantium

Byzantium – Compendio crepuscolare

Il cinema di Neil Jordan è popolato da personaggi fuori tempo. Che sia un patriota come “Michael Collins” o il “gentiluomo” Lestat di “Intervista con il vampiro”, passando per la vendicativa Erica de “Il buio nella mente”, tutti i suoi protagonisti esistono in quel tempo/momento poiché unico possibile ove ricercare le vie per la salvificazione. Clara ed Eleanor (Gemma Artenton e Saoirse Ronan) pur essendo personaggi “fuori” dalla globalizzazione sociale in quanto vampiri, possono esistere solo nel presente (nel cinema odierno di Jordan contaminato da tutto quello che lo ha preceduto), divenendo il compendio della filmografia del regista e del vampirismo cinematografico contaminato.

Byzantium

“Byzantium” è nuovamente una storia in bilico tra i ricordi di un passato da cui fuggire, ed un futuro di sopravvivenza in mezzo a persone non in grado di percepire il dolore (o che semplicemente non lo accettano), incapaci di credere all’esistenza di una realtà altra che inizia dove la razionalità finisce. Clara obbligata in giovane età alla prostituzione, farà qualunque cosa per salvare la figlia, anche vendere le anime di entrambe in cambio della vita eterna su una terra in cui l’ignoranza dell’uomo fatta di dogmi insormontabili (come la visione di donna quale essere non pari ad un uomo), costringe loro a vivere una vita da fuggitive.

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La pellicola diviene la continuazione teorica e femminista di “Intervista col vampiro”, o meglio, un capitolo alternativo della storia del rapporto mai nato tra Claudia e Madeleine, come se non fossero state giustiziate per colpe non loro. I punti di contatto sono più di uno (ma con l’intera filmografia dell’irlandese, basti notare il cappuccio rosso di Eleanor per riportare alla memoria “In compagnia dei lupi”), ma “Byzantium” abbandona la didascalità storica del romanzo di Ann Rice, relegando il racconto decadente del passato attraverso la scrittura dello stesso da parte di Eleanor (la carta scritta come metodo terapico di auto esorcismo), che unisce l’odio e l’amore per la madre/creatrice come accadde secoli addietro a Claudia per il padre innaturale Pitt.

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Una pellicola fieramente crepuscolare, in cui tutti i protagonisti sono cattivi e nessuno può ambire ad una qualche redenzione (in quanto privi di anima), ma sono invece costretti ad una vita eterna di solitudine e segreti ai margini di una società che per quanto imperfetta, è ancora capace di provare e apprezzare i sentimenti scaturiti da un percorso dalla fine segnata.

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Jordan con “Byzantium” sembra segnare il punto di arrivo della propria visione del vampiro , quasi a voler dire “bene oggi mi trovo qui, è il momento di lasciare alle spalle i ricordi e iniziare un nuovo cammino”. Non si può far altro che accettare questo “punto” (di vista femminile?) e purificare lo sguardo per l’ultima volta sotto quelle cascate di sangue, in cui Clara percepisce il potere di una nuova vita dopo la morte e noi assieme a lei.

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