Boston: Caccia all’uomo

Boston: Caccia all’uomo – Cronaca di un’attentato

Peter Berg porta ancora una volta il suo cinema in quel confine tra spettacolo e cronaca. Il suo sguardo è freddo, orgogliosamente patriottico e trova nel corpo di Mark Wahlberg le coordinate del racconto. “Boston: caccia all’uomo” ripercorre il drammatico attentato alla maratona di Boston, avvenuta nell’Aprile 2013. Quel giorno due bombe hanno causato tre morti e più di duecentocinquanta feriti. Un’altra cicatrice profonda nel cuore di una nazione che si stava risollevando da quel 11 Settembre 2001. “Patriots Day” è il titolo originale, che ne delinea fin da subito scopo e derive cinematografiche molto più della fuorviante traduzione italiana.

– Diario di un Cinefilo Pigro

Peter Berg per la terza volta assieme a Wahlberg, racconta un fatto recente, un vero e proprio atto di eroismo dove l’uomo qualunque è ancora il centro di una rinascita dell’eroe popolare (gli eroir esistono e potrebbero essere in coda con noi al supermercato). Dopo il teso “Lone Survivor” e il successivo “Deepwater”, questo film sembra la logica conclusione di una ipotetica trilogia sul patriottismo. Peter Berg dirige una pellicola completamente sbilanciata sulla retorica del dramma, ma con una ricostruzione degli eventi fredda e meticolosa che riesce a controbilanciare la narrazione.

– Diario di un Cinefilo Pigro

“Boston: caccia all’uomo” è un film che conferma la necessità per il regista di andare oltre il girato, che diviene cinema nel momento in cui ingloba al suo interno immagini di repertorio. Sequenze digitali che vanno oltre la risoluzione e la qualità per raggiungere il cuore di chi sta dall’altra parte dello schermo (la macchina da presa non è più l’unico occhio che vede l’azione). Non è più necessario per il cinema di Berg ricostruire e filmare i fatti accaduti, perché esso si adatta alla realtà piuttosto che ricollocarla nello spazio. “Boston: caccia all’uomo” trova la sua dimensione nei momenti collaterali all’evento principale, perchè esso è la storia del dopo.

– Diario di un Cinefilo Pigro

Di tutto quello che accade ma non è mai passato attraverso la notizia, di quegli uomini che esistono dietro al sipario. Il risultato è un film compatto, ma che non arriva mai al cuore, o almeno non raggiunge quello di coloro estranei ai fatti. Le emozioni latitano perché il respiro dell’intera operazione non è universale, ma ad uso interno, per il popolo americano. “Boston: caccia all’uomo” gioca a carte scoperte fin dal titolo, rivelando la sua natura di opera necessaria ad uno scopo. Mentre i titoli di coda scorrono rimane la certezza che ora per raccontare nuovamente la vicenda, non sarà più possibile partire dalla ricostruzione della stessa. Berg ha colpito nuovamente alla mente al di là dell’immagine.

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