BlackkkLansman

BlackkkLansman – Semplicemente incredibile

Stazione di polizia di Colorado Springs. America anni ’70. Ron Stallworth è un afroamericano che si appresta a iniziare il suo primo giorno da tutore dell’ordine. In un paese dove il razzismo dilaga e le rivolte studentesche sono all’ordine del giorno, Ron si farà strada con le proprie forze fino a finire nella buoncostume. Spacciandosi per un razzista bianco s’intrufolerà tra le fila del Ku Klux Klan locale, costringendo un suo collega ebreo a spacciarsi per lui quando dovrà incontrarne i membri.

BlackkkLansman

Desolante. Questa è la sensazione che rimane appena terminato lo splendido “BlackkkLansman” diretto da Spike Lee. Regista finalmente ritrovato dopo una serie di pellicole poco riuscite. Dobbiamo ritornare al 2006 e a “Inside Man” per ritrovare un film altrettanto riuscito e, ieri come ora, da rivedere più di una volta per apprezzarne la cura dei dettagli. A stupire però oltre alla compostezza registica è la storia di questo “BlackkkLansman” e su come questa raccontando eventi accaduti quarant’anni fa, si riscopra quanto mai attuale nella descrizione di un popolo che a livello civile/sociale ritorna indietro di anno in anno.

“BlackkkLansman” è un atto d’amore verso l’essere uomini, un colpo centrato di Lee allo sguardo e al cuore, da vedere e rivedere fino allo sfinimento.

BlackkkLansman

Il film che vede Spike Lee mettere mano anche alla sceneggiatura pone le sue solide basi sulle interpretazioni dei due protagonisti, il giovane John David Washington e Adam Driver. Se il primo è perfetto nell’interpretare un “Serpico” di colore, Driver può tranquillamente aggiungere su un ipotetico scaffale di ruoli vincenti l’ennesimo trionfo. Ma in “BlackkkLansman” la messa in scena conta e la riflessione su quanto ci si ritrova a guardare ancora di più. Ed è qui che il lavoro dietro la macchina di Lee si riscopre grande, sulla decostruzione delle ideologie alla base degli appartenenti al Klan attraverso una ironia affilata che strappa più di qualche amarissima risata.

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Ma appena si smette di sorridere, il film trasporta lo sguardo per un paio di minuti nei giorni nostri, nell’America di oggi, quella governata da Trump e a quel punto tutto quanto appena visto diventa desolante. Ogni sorta di ironia viene azzerata e lascia lo spazio ad un gusto amaro, un sapore che per quanto oggi il progresso tecnologico sia inarrestabile, quello culturale sembra essersi letteralmente fermato e alla fin fine gli Stati Uniti moderni non sono poi tanto dissimili da quelli del 1800. Spike Lee riflette sulle diseguaglianze sociali e sul cinema e su come quest’ultimo, non sia ancora riuscito a instillare in una nazione il seme dell’uguaglianza (vedasi i rimandi a “Nascita di una Nazione” di Griffith). “BlackkkLansman” è un atto d’amore verso l’essere uomini, un colpo centrato di Lee allo sguardo e al cuore, da vedere e rivedere fino allo sfinimento.

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