A beautiful day

A beautiful day – Serio e sincero

In “A beautiful day” Joe (Joaquin Phoenix) è un ex militare in piena crisi da stress post traumatico, che vive assieme alla vecchia madre una vita divisa tra le cure verso quest’ultima e i ricordi della violenza vissuta tra le mura di casa, prima, sul campo di battaglia poi. Joe si guadagna da vivere come sicario, specializzato nel recupero di persone scomparse o rapite. Segue delle precise regole nel suo lavoro, per garantire l’incolumità delle persone che ha accanto, fino al giorno in cui la sua quotidianità verrà completamente sconvolta. Gli verrà chiesto di recuperare la figlia minorenne di un politico, ma si ritroverà schiacciato in un gioco di potere da cui sembra impossibile uscire.

A beautiful day

La regista Lynne Ramsay con questo film conquista nel 2017 Cannes, aggiudicandosi il premio come miglior sceneggiatura e miglior attore, ma fatica a ricavare uno spazio nel cuore di chi guarda la sua opera in cerca di emozione. “A beautiful day” (titolo originale “You Were Never Really Here”), tratto dal libro di Jonathan Ames edito in Italia col titolo “Non sei mai stato qui”, si rivela un noir prevalentemente notturno in cui ritroviamo un uomo ai margini della società diventare suo malgrado difensore dell’innocenza. La tematica seppur non originale, basti pensare al francese “Leon” o al recente “Man on fire”, trova la sua identità in una messa in scena che rinnega lo spettacolo dell’azione per puntare sulla trasmissione della violenza.

A beautiful day

Lynne Ramsay dirige una presa di coscienza su due realtà che molti preferiscono non vedere, senza mai scendere troppo nella descrizione degli eventi, lasciando lo sguardo vagare all’interno delle immagini in cerca di spiegazioni. “A Beautiful day” riesce quindi a trasformare lo spettatore in un fantasma, proprio come Joe, ma è così interessato al fuori campo e alla resa stilistica, che dimentica di infondere emozioni capaci di trasportare lo sguardo nel racconto, vicino al proprio protagonista proprio come la macchina da presa della Ramsay. Un film costruito sul potere delle immagini e del montaggio somnoro, ma troppo freddo per appassionare. Lynne Ramsay ha una propria identità stilistica, ma sembra interessata più al suo appagamento che a quello del pubblico.

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