Annientamento

Annientamento – Fantascienza cerebrale

Una strana bolla delimita uno spazio terrestre chiamato Area X. Inizialmente questa era limitata ad una piccola zona costiera con al centro un faro, luogo dove il fenomeno ebbe inizio. Nel corso di un paio di anni la bolla ha iniziato ad espandersi inglobando un’area sempre più grande. Molteplici spedizioni scientifiche si sono addentrate in essa per comprenderne le implicazioni e i fattori scatenanti. Nessuna ha fatto ritorno. Lena è una biologa molecolare che insegna alla Johns Hopkins, suo marito, Kane, è un soldato di cui non si anno più notizie da quando l’anno prima parti per una missione segreta. Un pomeriggio questo entrerà in casa come se niente fosse, in preda ad una amnesia. A causa di un malore che improvvisamente lo assale, lui e Lena finiranno nell’ospedale di una base speciale situata nelle vicinanze della bolla. Lei scoprirà così l’esistenza dell’Area X e la verità sulla missione di Kane. Lena accetterà di addentrarsi con una squadra di esploratrici femminili dentro al bagliore per studiarlo e trovare una cura per il marito. Ma una volta oltrepassato il confine quello che troveranno andrà oltre la loro immaginazione e metterà a dura prova anche la loro sanità mentale.

Annientamento

Abbiamo incontrato il cinema di Alex Garland grazie al suo “Ex Machina”, film che oltre ad essere diretto fu anche scritto dallo stesso. Con “Annientamento” il regista continua un percorso nel cinema di fantascienza, aumentandone la portata sia visiva che narrativa. La pellicola ha un debito con molti esponenti del genere, ma appena inizia la mente va subito a “Stalker” di Tarkovskij, perché entrambe condividono il tema del non luogo all’interno di uno spazio definito, nonché la voglia/necessità di scoperta da parte dei protagonisti. Le analogie però si assestano su questo piano, i due titoli sono molto diversi tra loro nello svolgimento e negli intenti finali (e va detto che il film russo rimane inavvicinabile ancora oggi).Per spazzare via qualsiasi dubbio fin dal principio va detto che “Annientamento” è un buon film di fantascienza, forte di una storia non banale, ma porta con sé alcuni difetti, sopratutto sul fronte visivo, che ne minano pesantimente la riuscita globale. Una pellicola che si fonda sullo stupore visivo della scoperta, vede il suo più grande punto debole nella realizzazione mal riuscita di questo aspetto.

Annientamento

Innanzitutto i difetti di “Annientamento” non risiedono nella storia, nella narrazione o montaggio finale (ma va detto che comunque il film a tratti appesantisce la narrazione nel tentativo di dare spessore ad alcune parti). Il film di Garland è comprensibile seppur non scenda a patto con lo spettatore, ma anzi lo tratta come essere capace di apprezzare e decifrare il substrato narrativo (cosa che dovrebbe essere scontata), ma trova nel comparto visivo un ostacolo che impedisce allo sguardo di staccarsi dalla realtà per immergersi nel racconto. Va detto che le idee visive sono splendide, ma la loro realizzazione non si rivela quasi mai all’altezza del compito che devono assolvere. C’è un infelice uso della fotografia in molte parti del film che tende ad appiattire il quadro che si ha difronte e, cosa più grave, non restituendo la giusta importanza al lavoro degli scenografi. A questo già di per sé problematico aspetto, si aggiunge l’utilizzo di effetti speciali in computer grafica, che il più delle volte non hanno la qualità sufficiente per una produzione cinematografica. A tratti il quadro visivo restituisce l’idea di trovarsi di fronte ad una produzione televisiva ad alto budget e questo non aiuta. Certamente “Annientamento” non è l’unico film ad avere degli effetti speciali di caratura non sufficiente a supportare con credibilità il racconto, ma uniti a quanto detto pocanzi riguardo la fotografia del film (a volte le scene sono illuminate in modo fastidioso), bastano a minare la necessaria sospensione della credulità necessaria per abbandonarsi neele pieghe del film. Si potrebbe ipotizzare che Garland abbia comunque optato per questa realizzazione, in modo da mantenere lo spettatore fuori dal contesto filmico, in quanto esso non deve provare empatia con le protagoniste (questo spiegherebbe il minimalismo della Portman), ma anzi deve mantenere una visione staccata da loro in modo da concentrarla sulla globalità della storia, così da poter tenere l’attenzione costante su i due piani narrativi principali incrociati che propone. Chi scrive pensa semplicemente che la produzione di fronte ad un film poco commerciale come “Annientamento”, abbia semplicemente utilizzato un budget modesto capace comunque di permettere a Garland di realizzare quello che aveva in mente.

Annientamento

Mettendo da parte i difetti, che rischiano spesso di affossare l’opera, quello che rimane è un ambizioso film di fantascienza. Il regista inglese con “Annientamento” abbandona il genere “spiegato” a cui appartengono per esempio titoli quali “Interstellar” o “Sunshine” (di cui è sceneggiatore), affrontando il genere nella maniera più classica possibile: restituendogli il potere allegorico. La pellicola si mostra grande quando inizia a far emergere dal racconto fantastico lo specchio del reale, ed infatti più ci si avvicina all’epilogo maggiormente i vari dettagli di cui è intrisa la trama, proprio come le cellule che studia la protagonista, iniziano a fondersi dando forma a qualcosa di nuovo, permettendo allo sguardo di andare oltre all’immagine. “Annientamento” gioca astutamente a carte scoperte, ma allo stesso tempo intraprende derive che portano all’abbandono. Quello messo in scena da Garland è un percorso a senso unico e una volta intrapreso non è possibile abbandonarlo, pena rimanere per sempre imprigionati all’interno del bagliore. Il film chiede di rimanere vigili di fronte ad esso, decidersi di abbandonarsi a questo equivale a non poter più uscirne, perdendosi al suo interno e diventando un tutt’uno con esso. Il prezzo da pagare è molto alto e alla fine del film se ne esce cambiati, si ha la coscienza che la fantascienza può nuovamente volare in alto come metafora del mondo moderno. Ma rimane anche il rischio di aver sprecato due ore a guardare uno spettacolo inconcludente.

Curiosità

Dopo le visioni di prova uno dei produttori, David Ellison , ha ritenuto la pellicola troppo complicata e poco commercializzabile, chiedendo quindi al regista di semplificarla per renderla adatta ad un pubblico più ampio. Il regista che trova nell’altro produttore, Scott Rudin, il giusto appoggio rifiuta di tornare in sala di montaggio e riesce a mantenere la sua opera intatta. Il prezzo pagato per questa presa di posizione è costata al film un taglio alla distribuzione. Infatti “Annientamento” ha goduto di una uscita limitata nel circuito delle sale solamente in alcuni paesi, nel resto del mondo, tra cui l’Italia, i diritti del film sono stati acquistati da Netflix (accollandosi metà dei costi produttivi) che lo ha lanciato a livello globale sulla sua piattaforma di streaming. Questa cosa che non è piaciuta al regista, gli ha comunque permesso di realizzare il film che aveva in mente, ma ha anche inevitabilemte alimentato un dibattito mediatico sul destino cinematografico di opere dal respiro maggiormente autoriali. Il destino commerciale della pellicola se avesse avuto una distribuzione regolare non si saprà mai come sarebbe stato, ma non è difficile credere che avrebbe confermato i timori del produttore David Ellison.

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